Bce: conti Ue precari, servono manovre

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BRUXELLES – La situazione dei conti pubblici in Europa rimane «precaria». E, anche se le prospettive per il futuro sono buone, la riforma della governance economica varata dalla Ue è ancora insufficiente. Il rapporto annuale della Banca centrale europea, presentato ieri all’europarlamento dal suo vicepresidente spiega che il pericolo non è ancora passato. «Sebbene in numerosi paesi le prospettive per la finanza pubblica siano migliorate rispetto alle attese, la situazione dei conti pubblici dell’area dell’euro rimane precaria, contribuendo ad accrescere le tensioni nei mercati dei titoli di Stato» è scritto nel rapporto, che sottolinea anche lo stretto nesso esistente tra la crisi dei debiti sovrani e quella del sistema bancario. Secondo la Banca Centrale europea, «guardando in avanti lo scenario principale per la stabilità  finanziaria è ampiamente favorevole», anche se restano elementi di instabilità . Nel 2011, il deficit pubblico dell’area euro dovrebbe ridursi, scendendo al 4,6% del Pil. Ma il debito risulta ancora in crescita, e arriverà  all’86,5%, con un aumento di due punti e mezzo percentuali. Tre Paesi, Italia, Grecia e Belgio, registreranno un debito pubblico superiore al 100% del Pil. Mentre solo quattro Paesi, Germania, Finlandia, Lussemburgo e Malta, dovrebbero riuscire a chiudere l’anno riportando il deficit sotto la soglia del 3% prevista da Maastricht. Per risolvere la situazione, dice Francoforte, «occorre un ambizioso sforzo di consolidamento pluriennale nella maggior parte dei Paesi membri». Insomma servono manovre finanziarie. Ma sarebbe anche necessario eliminare gli elementi di flessibilità  introdotti nel nuovo Patto di stabilità , e rafforzare le sanzioni per i Paesi indisciplinati rendendole pienamente automatiche. I timori espressi dalla Banca Centrale sono stati condivisi anche dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, probabile futuro presidente della Bce (la sua candidatura secondo Juncker «è inarrestabile»), che è intervenuto a Bruxelles ad un convegno sui mercati finanziari. «Ripresa disomogenea, politiche economiche divergenti, aumento dei prezzi delle materie prime, squilibri nei pagamenti internazionali e pressioni sui tassi di cambio», sono i principali fattori di rischio che gravano sull’uscita dalla crisi. Secondo Draghi, comunque, una soluzione dei problemi richiede un approccio «coordinato e globale». Ed è «solo aumentando il coordinamento internazionale che si può raggiungere questo obiettivo». Ma Draghi ha molto insistito anche sulla necessità  di risanare il sistema finanziario nel suo insieme: «Dobbiamo rimediare alle debolezze dei sistemi bancari, in Europa e altrove, per dare a investitori e creditori la fiducia per fornire capitale e liquidità  in più, tenendo presente che « i rischi sovrani e bancari sono così strettamente interconnessi, che programmi credibili di consolidamento fiscale hanno un ruolo cruciale nella riduzione dei rischi per il sistema finanziario». Sugli stress test in corso per il sistema bancario, è intervenuto il presidente dell’Authority europea (Eba), Andrea Enria, che ha annunciato per giugno il risultato delle analisi in corso. Dopodiché, ha detto, le banche risultate vulnerabili avranno sei mesi di tempo per mettere in atto i suggerimenti che saranno loro indirizzati. Sulla questione dei debiti sovrani è arrivata invece l’ennesima smentita da parte della Commissione di un possibile default del debito greco. «La ristrutturazione dei debiti sovrani non fa parte e non farà  mai parte della nostra strategia», ha detto il commissario agli affari economici Olli Rehn. «


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