“Favorire le coppie sposate” a Bologna è bufera sul sindaco

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BOLOGNA – Primo scivolone per il neo sindaco di Bologna Virginio Merola (Pd), sul terreno minato delle unioni di fatto e dei diritti alle coppie gay. Le sue parole a una tv vicina alla Curia, «chi si sposa si assume una responsabilità  maggiore di chi non lo fa che deve essere riconosciuta anche dal Comune», scatenano la reazione del centrosinistra, Sel e Idv in testa, col Pd in imbarazzo. In serata il sindaco – dopo telefonate con i vertici del partito – corregge in parte il tiro rassicurando: «Non toccherò graduatorie e punteggi dei bandi comunali». Ma la frittata ormai è fatta. Bologna, che ha una lunga tradizione sui diritti civili, dal ‘99 col registro delle “famiglie affettive” fino ai Dico regionali di due anni fa, si ritrova di nuovo a dividersi su questa delicata materia.
Per tutto il giorno su Merola piovono le critiche della sinistra. Lo stesso Pd, preso in contropiede, non può tacere. Il presidente del consiglio comunale Simona Lembi, abbandona l’aplomb istituzionale e commenta gelida: «Io sono d’accordo con i Dico di Vasco Errani. Non cambio idea». Il capogruppo dei Democratici in Comune Sergio Lo Giudice, in passato presidente di Arcigay, avverte: «Merola rispetti la linea della Regione». Attaccano a tutto spiano gli alleati, dai dipietristi come l’ex deputato Franco Grillini a Sinistra ecologia e libertà , alle associazioni legate al mondo Lgbt, ad Arcygay. Il sindaco viene definito «antistorico» e «clericale». Mentre il centrodestra applaude convinto e incredulo, dall’ex candidato sindaco leghista Manes Bernardini alla consigliera regionale Udc Silvia Noè, che esclama: «Merola ci stupisce con effetti speciali».
«Sembra di sentir parlare Casini… « è il commento stupefatto che circola in Regione. Non parla il presidente Vasco Errani, che coi suoi Dico sfidò la Curia bolognese e vinse anche la partita col governo davanti alla Corte Costituzionale, ma a Viale Aldo Moro si parla di idee in «conflitto politico» con le norme regionali. Un putiferio che lascia stupito Merola, che già  in campagna elettorale aveva accennato alla sua intenzione di «dare priorità  a chi ha il coraggio di sposarsi e di avere figli». A bacchettarlo, era il 7 maggio scorso, arrivò allora il governatore della Puglia Nichi Vendola, sotto le Torri proprio per sostenere Merola: «Basta usare le vite delle persone in campagna elettorale».
Dopo una giornata sulla graticola, il sindaco prova a rimediare in serata, ribadendo tra l’altro il suo sì ai matrimoni gay, tanto da volersi far promotore anche a livello nazionale di una legge che li renda legali. «Quando parlo di riconoscere l’impegno di chi decide di sposarsi, mi riferisco anche alle coppie omosessuali» dice Merola, che chiosa citando Rosa Luxemburg: «Oggi chiamare le cose con il proprio nome è diventata una cosa rivoluzionaria».


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