Le Nike al posto dei sandali. Rahul sulle orme di Gandhi

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Avvolto nel tradizionale kurta bianco, ma con le Nike ai piedi al posto dei sandali, si è fatto strada sulla terra gialla e sabbiosa dell’Uttar Pradesh, lo stato indiano che ospita il Taj Mahal.
A piedi, per chilometri e chilometri, di villaggio in villaggio, per incontrare i contadini espropriati dei loro terreni per un tozzo di «roti» , il pane indiano. «Migliaia di loro non hanno potuto avere una giusta ricompensa per la loro terra» ha denunciato davanti a una folla di 25 mila persone. Rahul Gandhi sulla scia del Mahatma, che novant’anni fa marciò per promovere la disobbedienza civile tra decine di migliaia di contadini senza terra costretti dai colonizzatori britannici a coltivare materie prime destinate all’esportazione a fronte di compensi da fame e a importare prodotti finiti a caro prezzo.
Ora, quasi un secolo dopo, il figlio della presidente del partito del Congresso, Sonia, considerato suo erede politico, ha marciato per giorni nello Stato più popoloso e più povero dell’India, guidato dalla rivale Mayawati. La regina dei «dalit» , gli «intoccabili» , ha sfruttato le proprie umili origini per affermarsi come leader di chi aspira al riscatto, ma sono in molti ormai a sentirsi traditi, lamentando che invece di costruire scuole e ospedali, ha fatto erigere ovunque statue che la ritraggono. La sua popolarità  ha subito un ulteriore colpo dalla campagna avviata da Rahul a maggio, dopo violenti scontri tra coltivatori e poliziotti, con quattro morti e decine di feriti e arresti.
In manette era finito anche lui per aver partecipato alla rivolta degli espropriati lungo il cantiere dell’autostrada Delhi-Agra, la Yamuna Express a otto corsie. Un progetto degno della «shining India» , realizzato però a spese dei contadini: il governo di Mayawati avrebbe pagato al massimo 850 rupie (meno di 15 euro) per ogni metro quadrato confiscato rivendendo ai privati per 11 volte tanto. Mayawati ha cercato di spegnere il «fuoco» annunciando un nuovo regolamento sulle acquisizioni di terra, dove lo Stato si limiterebbe a notificare le compravendite. Ma la riforma entrerebbe in vigore solo dopo la sua eventuale rielezione nel 2012 e comunque non prevede nessun tipo di risarcimento per i contadini già  spogliati di tutto. Anche per Rahul la posta in gioco sembra andare al di là  della terra: il Congress Party punta a strappare al Bahujan Samaj Party di Mayawati l’Uttar Pradesh, bacino elettorale chiave con i suoi 200 milioni di abitanti. Qui si trova anche il suo collegio: Amethi, lo stesso del padre Rajiv e della madre Sonia.
In Parlamento dal 2004, Rahul ha finora rifiutato più volte di entrare nel governo. Ma, secondo una fonte interna al partito del Congresso citata dal Financial Times, ora il figlio di Sonia e Rajiv sarebbe pronto ad assumere un ruolo di primo piano, «come primo ministro» , ma soltanto se non «costretto a un governo di coalizione» . «C’è un lavoro che mio padre aveva iniziato e un sogno che aveva fatto. Vi chiedo di permettermi di far diventare quel sogno realtà » , si legge sul suo profilo Facebook.


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