Famiglia, cambiano gli equilibri generazionali. Saraceno: “Servono politiche coerenti”

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MILANO – “Conciliare famiglia e lavoro. Vecchi e nuovi patti tra i sessi e le generazioni”. E’ questo il titolo dell’ultimo libro di Chiara Saraceno e Manuela Naldini, presentato oggi a Milano nel contesto del convegno Espanet “Innovare il welfare”. La Saraceno, attualmente professore presso il Centro per la ricerca sociale di Berlino, in passato è stata anche membro della Commissione italiana di indagine sulla povertà  e l’emarginazione, che ha presieduto tra il 2000 e il 2001. Le abbiamo rivolto alcune domande, prendendo spunto dal libro e allargando l’analisi alla situazione del welfare attuale italiano.

Interessante il fatto che proprio quando il welfare è messo in discussione, così tanti studiosi si riuniscano per parlarne…
Forse c’è la preoccupazione che sparisca l’oggetto dei loro studi! Scherzi a parte, il welfare è un pacchetto. Consente di vedere quello che lo Stato, la collettività  definisce come ‘responsabilità  pubblica’, come bisogni. E quello che invece viene lasciato ai singoli, alle famiglie, nonché al mercato. Studiare il welfare pubblico significa anche studiare come e perché i Paesi definiscano diversamente la responsabilità  pubblica, i confini tra responsabilità  pubblica e responsabilità  familiare, come viene regolato l’apporto del Terzo settore. E come vengono normati questi rapporti. In definitiva studiare il welfare è interessante, anche se posso comprendere che a volte è anche un po’ deprimente…

A proposito di depressione: siamo in un momento di crisi, che stimola cambiamenti. Ma anche fermento sociale…
Mi colpisce che in Italia ogni discussione sulla manovra, o sulle manovre, genera per esempio dibattiti e contrasti quando si parla di pensioni. Quando invece si parla di tagli agli enti locali, non vedo uguale capacità  di reazione, non noto scioperi o manifestazioni. Ma i tagli dei trasferimenti ai Comuni vogliono dire tagli alle famiglie, alle persone. Il welfare sembra ad essere nel dibattito pubblico quello tradizionale. Ma tagliare agli enti locali non vuol dire solo tagliare i servizi. Vuol dire, conseguentemente, tagli anche ai posti di lavoro! Solo che se i posti di lavoro sono a rischio a Termini Imprese fa notizia, forse perché sono tutti lì. Se invece i posti di lavoro sono sparsi per l’Italia, il clamore è minore. Non saprei…

Nel suo ultimo libro, parla di famiglia e mercato del lavoro. Come conciliare le due aree, tenendo conto che la prima ha bisogno di maggiore ‘stabilità ’ e per la seconda viene chiesta una costante flessibilità ? Due tendenze apparentemente inconciliabili…
Il problema è la flessibilità  senza protezioni. Anche la recente lettera della Bce al governo, in materia di riforme da attuare, parlava sì di flessibilità  del mondo del lavoro ma anche di protezione per i giovani e di occupazione femminile… In Italia siamo messi male a causa di una cultura diffusa ma anche per una politica di governo che vede nel welfare familiare la soluzione per tutti i mali. Si pensi al Libro Bianco o alle altre iniziative legate al lavoro femminile, ecc… Certo le famiglie si stanno adeguando.

Nel suo libro si parla di un patto tra sessi e tra generazioni
Certo. Le nonne aiutano, le figlie aiuteranno. I problemi arrivano da scelte improvvise di governi schizofrenici. In questo momento, per esempio, i nonni sono determinanti per fare stare le donne al lavoro. Però contestualmente si discute di far restare più a lungo le donne al lavoro, allungando l’età  pensionabile. Non sono contraria, ma allora chi aiuta? Se quello familiare è il modello su cui si punta, si facciano politiche coerenti!

Insomma: sulla famiglia tante aspettative, pochi investimenti
Il governo pensa che la famiglia sia la soluzione a tutti i problemi. La famiglia in effetti funge da ammortizzatore quando c’è disoccupazione o viene perso il lavoro, quando c’è da prendersi cura di qualcuno, quando c’è da badare ai figli, ecc… Ma bisogna rendersi conto che siamo di fronte a un meccanismo esplosivo. Soprattutto in questo momento i bilanci familiari sono in tensione, la capacità  di tempo è in tensione (la generazione di mezzo tra lavoro, figli, genitori anziani). E l’invecchiamento, sommato alla nascita di meno bambini, non consentirà  più questo sistema.

In più, la solidità  familiare non può essere più data per scontata…
Esatto. C’è la lontananza dovuta a esigenze lavorativa, c’è l’accentuata instabilità  coniugale, ecc.. Eppoi vogliamo prendere sul serio i cambiamenti demografici?  Non c’è dubbio: occorrerà  fare i conti con diversi equilibri generazionali rispetto al passato. E occorrerà  comprenderlo. (da.iac)

 

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