Rispediti a casa gli ultimi tunisini Vietato ai medici l’accesso ai centri

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 PALERMO.  Sono stati fatti scendere e portati via da Porto Empedocle a bordo di due pullman e adesso si trovano in Tunisia. Sono gli ultimi cento tunisini che erano rimasti a bordo della Moby Vincent , una delle tre navi trasformate in prigioni galleggianti dal Viminale e sulle quali erano stati rinchiusi gli immigrati che si trovavano a Lampedusa. Dopo aver trascorso più di quattro notti a bordo, ieri gli oltre cento tunisini rimasti hanno visto la fine del loro viaggio in Italia. In serata una nota del ministero degli Interni ha reso noto che il gruppo era stato rimpatriato.

L’allontanamento degli ultimi immigrati è avvenuto in maniera a di poco anomala. Ieri mattina, infatti, i tunisini sono stati fatti sbarcare e caricati sul due pullman che si sono allontanati da Porto Empedocle diretti a Punta Raisi, l’aeroporto di Palermo, da dove sono stati rimpatriati. Un giro inconsueto, visto che proprio da Palermo erano partiti. E’ possibile che all’inizio gli immigrati fossero destinati a Pozzallo, dove esiste un hangar utilizzato come centro di prima accoglienza, ma che il Viminale sia stato costretto a cambiare programma dopo le proteste del sindaco del paese, Giuseppe Sulsenti, che nei giorni scorsi si era detto contrario anche ad ospitare solo una cinquantina dei migranti provenienti da Lampedusa. Per questo Susenti aveva lsenti ha inviato una nota di protesta al prefetto di Ragusa e al ministro degli Interni.
A Porto Empedocle resta la Moby Fantasy. Attualmente la nave è vuota ma nei giorni scorsi è stata utilizzata per tasferire in Sardegna 210 immigrati.
Il noleggio delle tre navi costa allo Stato 90 mila euro al giorno, cifra alla quale vanno aggiunte le spese per il vitto degli immigrati e per la trasferta del personale delle forze dell’ordine impiegato per la sorveglianza. Va ricordato che il Viminale ha impedito alle associazioni di salire a bordo delle navi per verificare le condizioni degli immigrati. Una richiesta in tal senso è arrivata due giorni fa da Medici senza frontiere che però si è vista negare l’accesso proprio nel centro di Pozzallo. «La prefettura ci ha negato il permesso per motivi di sicurezza, nonostante avessimo già  visitato la struttura in altre occasioni», ha denunciato Msf che proprio nel centro di Pozzallo ha riscontrato condizioni inadeguate che non consentono il trattenimento di migranti per più di 48 ore.


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