Boom di errori medici assicurazioni in fuga “Troppi danni da pagare”

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Un boom di denunce per errori medici che travolge il sistema sanitario. L’aumento esponenziale di richieste danni per presunti casi di malasanità  sta facendo scappare le Asl dalle assicurazioni, e viceversa. Le prime si trovano a pagare polizze sempre più care e difficilmente sostenibili, le seconde spuntano contratti troppo poco vantaggiosi, così li disdicono o non si presentano alle gare. Sempre più Regioni stanno quindi pensando di autoassicurarsi. Lo fanno già  la Toscana, il Piemonte e da pochissimo la Liguria. L’idea è quella di non stipulare polizze e rimborsare i danni pescando direttamente dal proprio bilancio, dove viene accantonata una quota dedicata.
Secondo i dati dell’Ania, in un anno sono ben 34mila le denunce dei cittadini per danni subiti in ospedale o negli studi dei medici. L’aumento dal 2008 al 2009 (il dato contenuto nella relazione 2010-2011 dell’Associazione degli assicuratori) è stato addirittura del 15%. Considerando che un risarcimento medio vale tra i 25mila e i 40mila euro, la malasanità  costa una cifra enorme, compresa tra 850 milioni di euro e 1 miliardo e 400 milioni all’anno. La forbice è dovuta alla velocità  di liquidazione: più il tempo passa, più cresce il valore del danno. Tra l’altro appena il 10% dei casi viene rimborsato in 12 mesi.
Arrivare in fondo a un contenzioso poi non è facile. Quando si segnala alla Asl un errore medico questa avverte l’assicurazione che può provare a conciliare con il paziente, sempre che il dottore sia d’accordo. Molto spesso si finisce a processo e i tempi lievitano.
Nella sua relazione, Ania segnala un netto aumento di litigiosità  in questo settore. Il lavoro tiene conto solo delle compagnie italiane o con sede in Italia ma sul mercato ce ne sono anche molte straniere, quindi le denunce sono di più. «Sta anche aumentando il valore dei risarcimenti – commenta Roberto Manzato, direttore del ramo “vita e danni non auto” di Ania -. Per le assicurazioni questo settore non è vantaggioso. Del resto si paga in media il 50% di più quanto si incassa dalle polizze». Ecco perché molte compagnie scappano dalla sanità . «Non è la mancanza della volontà  di assicurare anche in un ramo storicamente in perdita – prosegue Manzato – però può succedere che le condizioni poste da chi vuole comprare una polizza non si incrocino con quelle di chi la vende». E c’è chi rischia di restare senza assicurazione. Alessandro Visconti dirige l’azienda Icp di Milano, che controlla mille posti letto tra l’altro al Buzzi e al Cto, ed è membro della Fiaso, l’associazione dei direttori generali delle Asl. «L’assicurazione che ci seguiva ci ha mandato la disdetta del contratto – racconta – Ora faremo una gara ma non so se ci saranno concorrenti. Potrebbe anche non presentarsi nessuno». Per Visconti il problema è centrale nella nostra sanità  perché «i costi assicurativi incidono sempre più sui nostri conti. La mia azienda tra franchigia e premio di polizza spende 8 milioni di euro su un bilancio da 300 milioni». Quando si fa un’assicurazione c’è il rischio che la compagnia crolli. È successo alla Faro, che è fallita e ha lasciato alcune Asl in grande difficoltà .
Alcune Regioni hanno pensato di fare da sole. In Toscana tutto nacque quando a Careggi vennero trapiantati per sbaglio tre organi di un donatore malato di hiv. L’assicurazione, costretta a un risarcimento milionario, lo stesso anno ha disdetto la polizza. L’azienda ha così pensato di autoassicurarsi, coinvolgendo poi tutta la Regione. Nel 2009 la Toscana spendeva 45 milioni di euro di polizze assicurative per le Asl con cui copriva circa 1.500 denunce di danno all’anno. Nel 2010 ha rimborsato da sola ben il 50% dei danni da errori medici per un valore di 5 milioni di euro. Nella restante metà  ci sono sicuramente danni più importanti, ma difficilmente serviranno altri 40 milioni per risarcirli. In più i soldi sono stati dati prima ai cittadini. Il Piemonte ha adottato da tempo un sistema simile anche se conserva un’assicurazione per i casi più costosi. Da pochi giorni, poi, è partita la Liguria.


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