Si sblocca la crisi del Belgio

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In tal senso, grazie soprattutto all’impegno del leader del partito socialista vallone Elio Di Rupo (nella foto) – ma un ruolo lo ha svolto anche l’emergenza-Dexia, il gruppo bancario franco-belga che per primo in Europa rischia il fallimento con la crisi del debito sovrano – hanno raggiunto un accordo notturno i rappresentanti di otto partiti. Quattro sono francofoni: i socialisti del Ps, i liberali di Mr, i centristi del CdH ed Ecolo; e quattro sono fiamminghi: i cristiano democratici del Cd&V, i socialisti dello Sp.A, i liberali dell’ Open Vld e Groen!. Esclusi dunque i separatisti fiamminghi dello N-Va, che nel giugno scorso hanno vinto le elezioni nelle Fiandre.
I due partiti verdi
Ancora oggi e domani verranno discussi i dettagli, alcuni decisivi come il ruolo del partito verde fiammingo Groen! e quello del suo omologo francese Ecolo, che reclamano entrambi la poltrona di vice-premier. Martedì, alla riapertura delle camere, la presentazione ufficiale del testo di quella che sarà  la sesta riforma dello stato belga dalla fine della guerra, «la più grande», secondo i suoi sostenitori, volta a fermare le spinte secessioniste fiamminghe – alla base della crisi ci sono le profonde differenze culturali, economiche e sociali tra il nord fiammingo ed il sud vallone – mantenendo il paese unito ma orientato a un regime confederale. Ne uscirà  molto rinforzata l’autonomia delle regioni (Fiandre, Vallonia e Bruxelles) in materia fiscale, nella sanità  e nei servizi di protezione civile, mentre ridotti al minimo saranno i privilegi accordati alla minoranza francese che vive nella regione di Bruxelles.
Il paese nel frattempo è stato guidato dal gabinetto Leterme, per «affari correnti» che includono il semestre di presidenza della Ue e i bombardamenti sulla Libia.


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