Btp sotto attacco, tassi al 6,7% spread a un passo da 500 punti

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MILANO – Tutti gli occhi dei mercati finanziari, ieri, erano puntati sull’Italia e i timori della vigilia si sono avverati. Una seduta al cardiopalmo sulla scia del nulla di fatto del G20 di Cannes e dello stallo in Grecia. Prima ancora che Piazza Affari aprisse lo spread Btp-Bund, il termometro più affidabile della sfiducia dei mercati verso l’Italia, ha cominciato a salire verso livelli mai toccati prima. Ma nulla, neppure quella fiammata, poteva preparare gli investitori alla rumba che di lì a poco si sarebbe ballata sulle piazze finanziarie di mezza Europa. Con gli operatori di Londra, Parigi e Francoforte incollati ai terminali per cercare di capire cosa stesse succedendo a Milano e soprattutto chi fossero quei «due giornalisti vicini al premier» che avevano appena innescato un così formidabile cortocircuito tra politica, media e affari.
Tutto comincia quando in Italia sono le 7 di mattina e Tokyo chiude in flessione, segno che le voci di compromesso provenienti da Atene lasciano indifferenti gli investitori e che gli occhi di chi sposta le fiches della finanza internazionale sono puntati su Roma. Alle 8 i sospetti diventano realtà . Quando gli operatori cominciano a fare trading sui titoli di stato prima si comincia a sentire qualche scricchiolio, con il differenziale che per una ventina di minuti balla intorno ai 450 punti. Poi arriva una scossa micidiale e lo spread tra i Btp italiani a 10 anni e gli equivalenti Bund arriva a 480 punti in mezz’ora sbriciolando ogni record. Significa che lo stato italiano, rispetto alla Germania, per finanziarsi deve pagare il 4,8% di interesse in più, un onere finanziario insostenibile. La Bce, con Mario Draghi sulla tolda di comando, è in allerta e di lì a poco comincerà  a comprare titoli italiani sul mercato portando il totale a quota 183 miliardi.
Appena il tempo di metabolizzare lo shock e alle 9 le Borse europee, Milano compresa, iniziano le contrattazioni. Tutti i listini aprono in perdita e, nel giro di qualche minuto, sul fronte dello spread arriva una nuova scossa. Seguono un’altra mezz’ora di panico e un altro record storico: 492 punti e rendimento dei titoli al 6,68%. A questo punto scatta il contagio: sul mercato secondario l’interesse del Btp quinquennale arriva al 6,57%, mentre il biennale paga un rendimento superiore al 6,3%, un livello che il Financial Times considera “insostenibile” e che fa dell’Italia il caso più preoccupante d’Europa, ancor più della Grecia. A quel punto Piazza Affari pare avviata verso l’ennesima giornata negativa.
Ma non dura. Alle 11.30 chi passa la giornata incollato ai terminali di Borsa vede che Milano, senza una spiegazione plausibile, comincia a salire, mentre il resto d’Europa resta inchiodata dov’è. L’arcano viene presto spiegato: secondo due giornalisti vicini al premier, Giuliano Ferrara e Franco Bechis, Berlusconi si sta per dimettere. A quel punto i mercati impazziscono sul serio: nel giro di pochi minuti Milano schizza a +3,1%, lo spread precipita a 471, le agenzie di stampa internazionali riprendono le voci di dimissioni e anche gli altri listini europei cominciano a risalire. Ma inizia il balletto delle smentite e ancora una volta i mercati prendono nota. Piazza Affari cala e chiude a +1,32; lo spread torna a salire e arriva 488 punti; Parigi, Londra e Francoforte mandano in archivio la giornata con il segno meno. Le prove tecniche di caduta del governo, almeno sui mercati, s’interrompono qui.


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Sumatra, strage nella foresta

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Infine il presidente dell’Indonesia, Susilo Bambang Yudhoyono, ha dovuto ordinare un’inchiesta sulle denunce di stragi avvenute a Mesuji, distretto di Lampung, e in altre località  del sud di Sumatra, una delle più grandi isole che compongono l’arcipelago indonesiano. Ci sono voluti un video, le testimonianze degli abitanti di quei villaggi, le reazioni allarmate di organizzazioni per i diritti umani e perfino delle Nazioni unite – e infine una manifestazione di decine di residenti del villaggio di Mesuji, che il 14 dicembre hanno protestato di fronte alla Camera dei Rappresentanti nella capitale Jakarta contro le violenza e le intimidazioni da parte delle imprese dell’olio di palma (ne hanno riferito le reti indonesiane per la giustizia ambientale, come Walhi, e numerose reti internazionali tra cui l’italiana Salvaleforeste.it).

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