Fiat, passa il modello Pomigliano 55% di sì nel voto delle Rsu

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TORINO – I delegati di fabbrica approvano l’estensione del contratto di Pomigliano all’intero gruppo Fiat. Al termine di due giorni di votazioni il 55 per cento delle Rsu ha detto sì: su 930 aventi diritto hanno approvato in 513. I no sono stati 110 e gli astenuti 14 ma in molte situazioni la Fiom e gli altri sindacati contrari all’estensione del contestato contratto hanno scelto di non partecipare al voto. Il verbale della Commissione elettorale nazionale che ha annunciato l’esito della votazione è firmato solo dai sindacati che avevano approvato l’intesa. Nel documento si precisa che su 930 aventi diritto i delegati dei sindacati favorevoli all’accordo erano 620 mentre quelli dei contrari erano 310. 
Con questo atto le Rsu del gruppo Fiat hanno dato validità  all’accordo separato che estende l’intesa di Pomigliano e porta tutti i luoghi di lavoro del Lingotto in Italia fuori dalle regole di Confindustria. Inoltre con il voto di ieri le Rsu hanno approvato la loro cancellazione perché dal primo gennaio verranno sostituite da lavoratori nominati dai sindacati firmatari degli accordi con la Fiat. Dunque la Fiom che oggi rappresenta un terzo dei dipendenti (come confermano le tabelle sul numero delle Rsu diffuse ieri) dai prossimi giorni sarà  costretta ad abbandonare le salette sindacali e uscire dai cancelli della fabbrica con gli scatoloni in mano.
Naturalmente il commento all’esito del voto rispecchia fedelmente la spaccatura che ormai da due anni divide in due i sindacati alla Fiat. «Il robusto voto a favore del sì – sostiene il leader della Fim, Giuseppe Farina – conferma consenso all’intesa e dà  legittimazione al nuovo contratto» mentre «l’assenza della Fiom e la conseguente sua esclusione dalla realtà  sindacale della Fiat è da ascriversi unicamente alla irresponsabilità  e alla mancanza di coraggio della stessa organizzazione». Soddisfatto il responsabile auto della Uilm, Eros Panicali, secondo il quale «la strada intrapresa da azienda e sindacati firmatari è condivisa da coloro che rappresentano i lavoratori in fabbrica». Di «ampio consenso» parla l’Ugl mentre il segretario generale del Fismc, Roberto Di Maulo, rivendica «la coerenza con cui il nostro sindacato si è comportato in una trattativa delicata e complessa».
Di segno opposto il commento della Fiom: «Dieci anni fa – dice Giorgio Airaudo – avrei detto che si è trattato di un voto in stile sudamericano ma siccome anche in Sudamerica la democrazia ha fatto importanti passai avanti, non so più come definirlo». Secondo i metalmeccanici della Cgil «si è trattato di un voto poco trasparente e senza regole in cui in un’azienda si votava a scrutinio segreto, in un’altra a voto palese, in altre ancora si accettava il voto per telefono. In molti posti di lavoro, come a Melfi, le Rsu dei sindacati firmatari si sono riunite di nascosto per non avvisare i delegati della Fiom». La Cgil comunque annuncia battaglia: «Sulla base del regolamento delle rsu che è stato artificialmente utilizzato in questi giorni per aggirare i referendum – conclude Airaudo – abbiamo già  raccolto oltre 10 mila firme tra i lavoratori. Se entro il 13 gennaio arriveremo a 20 mila, potremo chiedere la consultazione di tutti i dipendenti del gruppo su un contratto che non ha convinto nemmeno tutti i delegati dei sindacati firmatari».


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