Gioco d’azzardo

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Molto si è detto, e si dirà , del comandante della nave che avrebbe provocato per spavalderia, o imperizia, il disastro. Un comandante inadeguato, chiamatelo Schettino, Berlusconi o Merkel, è lo stesso. Eppure, questa sarebbe una prospettiva molto rassicurante ma controproducente. Perché si può sospettare che su quella nave un comandante vero non ci fosse, che si trattasse di una figura virtuale, senza identità  precisa e senza fissa dimora, chiamata “rotta turistica”. Che un giudice possa incriminarla, interrogarla e, eventualmente, condannarla se ne può dubitare, senza essere considerati pessimisti o disfattisti. La mancanza diffusa di senso di responsabilità  prodotta alacremente nel corso degli ultimi decenni, e a cui Reagan ha dato un importante contributo, ha creato un meccanismo “a scaricabarile” di cui la parte relativamente individuabile (ma, ahimé, non incriminabile) può essere chiamata “pragmatismo”. Il pragmatismo, che assume una forma consistente (per chi lo pratica) solo nel cinismo, è una malattia contagiosa molto insidiosa (se ha contagiato perfino Obama ispirando il suo elogio di Reagan). Merkel è sicuramente pragmatica: la sua politica aspira alla sua conferma come cancelliera. Non essendo particolarmente cinica non è detto che ci riesca. Ad ogni modo la risposta ai mercati la decidono i suoi elettori (che nessuno vorebbe come suoceri, tranne, forse, Monti). Ciò che vogliono gli elettori della Merkel lo decidono le loro emozioni del momento, certamente non i loro interessi del futuro (le due cose sono per natura antitetiche perché la reazione impulsiva contraddice la ragione, ma vaglielo a dire). Le emozioni del momento sono notoriamente influenzabili: in Germania si dà  molto da fare “Bild”, un giornale dalla diffusione formidabile la cui filosofia è il qualunquismo puro. Il nome del suo direttore può essere uno qualunque a noi italiani basterebbe chiamarlo Feltri. Ci sarebbe la tentazione di dire che al timone dell’Europa ci sia Feltri ma quest’affermazione sarebbe figlia di un miraggio. Feltri, in realtà , non esiste: è un vuoto di ferro, come un eroe più nobile di Calvino, che il nostro tempo ci ha regalato come leader d’opinione. Eraclito disse che il tempo (la vita) è un bambino che sposta i pezzi sul tavoliere della dama. Il corso delle cose appare all’uomo mutevole, casuale. Questo è il mondo in cui ci troviamo “gettati”. Tutto lo sforzo della civiltà  è di renderlo prevedibile perché diventi abitabile e desiderabile. E questo richiede legami di solidarietà , la consapevolezza che il nostro interesse (desiderio) non può prescindere a lungo da quello dell’altro. Si parla a volte di giganti con il cervello di un bambino. Bisognerebbe dire con le emozioni di un bambino. Le emozioni di un bambino deprivato, egoisticamente ripiegato su di sé che abita il mondo come un turista negligente (anche senza muoversi di casa, vale a dire stando “in crociera”). Siamo nelle mani degli speculatori, l’avanguardia di una società  che guarda le cose attraverso la finestra televisiva anche quando stanno a due passi. Sono soggetti inesistenti sul piano del desiderio, distruttivi perché autodistruttivi; bambini che fanno del mondo di Eraclito il “loro” gioco d’azzardo.


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