Il governo: sulla libertà  di licenziamento andremo avanti anche senza accordo Il vertice

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ROMA – Riforma del mercato del lavoro, compreso l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, con o senza l’accordo delle parti sociali. Tempo: due o tre settimane, non di più. È una svolta quella che ha impresso ieri il governo nella trattativa con i sindacati e la Confindustria.
«Faremo tutto per prendere il treno della riforma. Se lo facciamo insieme siamo contenti, altrimenti il governo cercherà  comunque di farlo», ha scandito il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, riprendendo il negoziato con le parti a Palazzo Chigi dopo la falsa partenza di una decina di giorni fa. Sul tavolo non c’è più la proposta del ministro di modificare l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali con il superamento della cassa integrazione straordinaria. A parte il nodo dei licenziamenti, il governo ha proposto una scaletta sostanzialmente condivisa da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le associazioni delle imprese (Confindustria, Rete Italia e le cooperative): lotta alla «flessibilità  cattiva», con un riordino dei contratti atipici e il contrasto agli abusi in particolare delle partite Iva; riordino degli ammortizzatori sociali con tutele più uniformi; formazione permanente, quindi anche per i lavoratori più anziani; apprendistato per farlo diventare la forma tipica di accesso al lavoro dei giovani. Tutto questo, tuttavia, non entrerà  in vigore immediatamente. La prossima emergenza occupazionale verrà  gestita con gli strumenti attuali, dalla cassa integrazione alla mobilità .
Il ministro Fornero (all’incontro non c’era il presidente del Consiglio, Mario Monti) ha parlato per la prima volta al tavolo della questione dei licenziamenti. Il governo punta a escludere dalla tutela del reintegro nel posto di lavoro (cioè dall’applicazione dell’articolo 18) coloro che, anche se individualmente, vengono licenziati per motivi economici. Al posto del reintegro al lavoro ci sarebbe un risarcimento economico. Soluzione gradita alla Confindustria che, in realtà , ha chiesto di limitare la possibilità  di reintegrare solo i lavoratori licenziati in maniera discriminatoria. 
Da Cgil, Cisl e Uil – che hanno apprezzato la rinuncia della Fornero alla sua iniziale proposta sugli ammortizzatori e la disponibilità  al negoziato – è arrivato però un no netto alla modifica dell’articolo 18. Il leader della Cgil, Susanna Camusso, ha attaccato gli industriali: «Confindustria si fa prendere un po’ la mano sulla scorciatoia dei licenziamenti». «Maggiore cautela», ha suggerito al governo il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: «Va abbandonata l’idea pervicace di utilizzare l’articolo 18 per coprire le reticenze del sistema, un ballon d’essai per coprire altro».
Il nuovo round con il governo ci sarà  tra una decina di giorni. Mercoledì è in calendario un tavolo tra sindacati e imprese, preceduti dalla riunioni delle rispettive delegazioni. Ma nel frattempo il governo non ha escluso incontri separati. Una trattativa «flessibile», l’ha definita il ministro Fornero.


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