La Merkel telefona all’«ex nemico» e lo invita a Berlino
L’uomo che ripeteva «Moi, président» (e ora lo è davvero) arriverà presto, prima di andare a Camp David per il G8, come ha anticipato il suo principale consigliere, Jean-Marc Ayrault, che non a caso è l’uomo dei contatti con Berlino. Non sarà un colloquio teso. Sono giorni che la più potente donna europea ribadisce da una parte la «non negoziabilità » del fiscal compact ma dall’altra che un’iniziativa forte dell’Europa sulla crescita, da unire all’impegno di tenere i conti in ordine, è una priorità anche della Germania. C’è molto spazio per un compromesso e per ricostruire quel dialogo che durante la campagna elettorale sembrava destinato ad incrinarsi. D’altra parte tutti a Bruxelles dicono che Hollande è il primo a sapere che per rimettere sul tavolo l’accordo europeo sulle discipline di bilancio è ormai troppo tardi.
Certo, l’elezione del nuovo presidente francese è comunque destinata a mutare profondamente il panorama europeo. E sarà naturalmente importante vedere quali saranno i segnali che verranno dalle borse. Ne è convinto anche il presidente del Consiglio italiano Mario Monti che ha avuto un lungo scambio di idee, ieri sera, con la cancelliera. All’ordine del giorno, la necessità di coniugare la difesa del rigore con le iniziative per promuovere la crescita, affrontare la disoccupazione, promuovere la competitività , accrescere il potenziale di sviluppo dell’eurozona. La ricetta di Hollande si basa su quattro elementi: i «project bonds» per finanziare le infrastrutture, un ruolo più incisivo della Banca europea per gli investimenti, la tassa sulle transazioni finanziare e un uso migliore dei fondi strutturali europei. Niente o quasi di tutto questo è visto negativamente da Angela Merkel. La cancelliera non è convinta, sottolineano i suoi collaboratori, soltanto della reale utilità dei «project bonds». Sta iniziando una partita delicata, di cui fa parte anche l’elezione del ministro delle Finanze Wolfgang Schà¤uble alla guida dell’eurogruppo. Una designazione alla quale la Francia di Hollande non si oppone, ma che inserisce nel quadro del confronto sulle iniziative da prendere, e da prendere rapidamente.
Sul fronte interno tedesco, quanto è avvenuto ieri crea però un nuovo asse, quello con la Spd. Per garantire l’approvazione al Bundestag del «fiscal compact» (è necessaria una maggioranza dei due terzi) l’opposizione socialdemocratica chiede alla cancelliera le stesse cose che vuole il presidente francese. Il leader della Spd Sigmar Gabriel non le vuole fare sconti. «L’elezione dell’amico Franà§ois Hollande — ha detto ieri sera al Corriere — è un segnale che va al di là della Francia: affiancare alle misure necessarie per il consolidamento dei bilanci nazionali un forte impulso per la crescita e la creazione di posti di lavoro in Europa. Sono sicuro che Angela Merkel si piegherà a questa pressione». Un avvertimento chiaro.
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