Terremoto, la tragedia di Kumar morto nel crollo dell’azienda

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SAN FELICE SUL PANARO (MO) – C’è incredulità  davanti alla Meta di San Felice sul Panaro, l’azienda di costruzioni meccaniche che ha ceduto di schianto questa mattina dopo la scossa di magnitudo 5.8 che ha devastato ulteriormente una zona già  duramente provata dal sisma del 20 maggio. Il capannone aveva riaperto proprio ieri e l’attività  stava riprendendo gradualmente dopo le verifiche sull’agibilità , che avevano dato esito positivo; per ironia della sorte questa mattina era presente anche un ingegnere impegnato in nuovi rilievi, che gli sono risultati fatali. Le altre due vittime sono un operaio marocchino e un suo collega indiano. Kumar veniva dalla regione del Punjab, aveva 29 anni e due figli piccoli, una di due anni e l’altro di 8 mesi. “Lavorava qua da 5 anni, il suo padrone aveva detto che era tutto a posto e gli ha chiesto di tornare a lavorare ma era un capannone molto vecchio e pericoloso.

Dopo il primo terremoto un altro parente  gli aveva proposto di andare per un po’ in India con lui, ma Kumar ha preferito restare qui. Io lavoro a Cavezzo e anche là  sono caduti i pannelli e il tetto ma ci siamo salvati perché è un capannone nuovo” ci ha detto il cugino della vittima indiana. Davanti alla Meta questa mattina c’erano anche tanti membri della comunità  marocchina, che si sono raccolti in preghiera per il defunto di religione islamica sotto la guida dell’imam della zona. Un operaio maghrebino con tanto di tuta da lavoro ha urlato di essere stato costretto a tornare nel capannone crollato, poi si è scoperto che è impiegato presso un’altra azienda. “C’era l’agibilità  scritta, avevamo fatto i puntellamenti mettendo in sicurezza i muri ed era una calamità  imprevedibile. Nessuno è stato forzato a tornare a lavorare, avevamo ricominciato da poco e gradualmente, cercando di far le cose con il massimo del criterio. Il 20 maggio il capannone era rimasto un po’ segnato e avevamo fatto tutto quello che c’era da fare. Adesso c’è solo un dispiacere che non si riesce a descrivere e bisogna cercare di capire cosa fare, anche se ora prevale il dolore” ha detto Alessandro, il figlio del titolare. Il proprietario della Meta è rimasto lievemente ferito insieme ad un altro dipendente. (Nicola Zanarini)

 

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«Dopo il terremoto di domenica scorsa non si poteva certamente escludere che qualche evento ulteriore, di magnitudo simile, potesse avvenire». Claudio Chiarabba è ricercatore al Centro nazionale terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

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