Seicentoventimila disoccupati in più

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ROMA – È la vera «emergenza sociale», il «bollettino di guerra», il tunnel dal quale portar fuori il Paese e prima di tutto i suoi giovani. Il lavoro, in Italia, perde colpi da oltre dieci anni, per trovare dati peggiori degli ultimi elaborati – avverte l’Istat – dobbiamo tornare indietro al 1999. 
Il tasso di disoccupazione del primo trimestre di quest’anno è arrivato al 10,9 per cento, misurato sul solo aprile si ferma al 10,2, ma rispetto allo stesso mese del 2011 ci sono 621 disoccupati in più. La platea dei senza lavoro, secondo gli ultimi rilevamenti Istat, ora tocca la quota dei 2,61 milioni e non si vede inversione di tendenza. 
Va male per tutti – visto che il problema si allarga all’intera Europa – ma per le donne e i giovani italiani va peggio che altrove. Nei paesi dell’area euro infatti il tasso ha già  raggiunto l’11 per cento e le cifre assolute fanno impressione: nell’Eurozona i senza lavoro sono oltre 17 milioni (oltre 24 se si allargano i conteggi alla Ue a 27). Ma se si guarda alla sola componente giovanile il dato italiano (sotto la media a livello generale) si staglia in tutta la sua drammaticità . La disoccupazione giovanile nell’Eurozona è del 22,2 per cento, ma in Italia, nel primo trimestre di quest’anno, la quota di disoccupati under 25 ha toccato il record del 35,9 per cento. Se poi si prendono in considerazione solo le giovani donne del Sud il picco arriva al 51,8 per cento. Le nuove generazioni, dunque stanno a casa, non sono autonome, non crescono. 
E’ un quadro che gli stessi analisti dell’Istat definiscono «drammatico» e che per il momento non dà  segnali di miglioramento. Solo fra marzo e aprile si sono persi altri 38 mila posti ed le uniche componenti in crescita sono quelle legate alle posizioni lavorative più fragili: nell’ultimo anno il part-time è aumentato del 9,6 per cento (ma si sa che è involontario) e ci sono 100 mila dipendenti a termine in più. 
«Sono dati brutti: devono essere motivo per lavorare molto affinché la situazioni migliori» ha commentato il ministro Elsa Fornero. Ieri il governo ha firmato il decreto riguardante la protezione di 65 mila esodati, ma l’operato di Palazzo Chigi sul tema del lavoro non convince né i sindacati, né – per motivi diversi – i partiti che lo sostengono. Per la leader della Cgil Susanna Camusso il tasso di disoccupazione «è la conseguenza di un Paese che è in recessione e di scelte politiche che non fanno nulla per contrastare gli effetti recessivi». La Cisl denuncia «l’emergenza sociale», la Uil parla di «bollettino di guerra», l’Ugl commenta che il lavoro non nasce «né dalla chiacchiere, né dalla riforma». Critico il Pd: per Stefano Fassina l’austerità  imposta dalla Commissione Europea è «autodistruttiva». Il Pdl di Maurizio Sacconi parla di «dati angoscianti», ed è convinto che la riforma del lavoro «acceleri questo rattrappimento perché inibisce il lavoro flessibile».


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