Frequenze tv, ora lo Stato tenta gli espropri

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ROMA â€” È partita la corsa per liberare frequenze televisive, da dare alla banda larga mobile o da assegnare con la futura asta del digitale terrestre (ex beauty contest): il governo conta di riuscire a chiudere entro novembre la partita, importante per le casse dello Stato e per l’innovazione tecnologica. L’asso nella manica è una clausola contenuta nei diritti d’uso con cui il ministero allo Sviluppo economico ha appena assegnato per 20 anni un pacchetto di frequenze alle tivù nazionali e locali. La clausola infatti rende i diritti solo temporanei per le frequenze che il ministero dovrà  liberare per i due scopi di cui sopra. Sarebbe la via d’uscita da un temuto impasse: politici del Pd, dell’Idv e dell’Udc hanno criticato l’assegnazione ventennale (di luglio) appunto sostenendo che avrebbe ostacolato i futuri servizi banda larga e l’asta ex beauty contest. Il ministero prevede di risolvere lavorando in contemporanea sui due dossier. Martedì infatti è scaduto il termine entro il quale le tivù locali potevano inviare le “richieste di rilascio volontario”. Significa rinunciare alle proprie frequenze (canali 61-69 degli 800 MHz), che il governo ha già  assegnato all’asta agli operatori telefonici per la banda larga mobile di nuova generazione (per 4,2 miliardi di euro). In cambio, lo Stato darà  un indennizzo alle tivù locali (da un monte di 176 milioni di euro). Si sa già  che le richieste di rilascio volontario sono insufficienti per soddisfare gli impegni presi con gli operatori, il ministero dovrà  espropriare alcune frequenze. «Tuttavia ci sono arrivate tante richieste e quindi l’esproprio sarà  necessario solo per due o massimo tre delle 64 frequenze da liberare», fanno sapere dal dipartimento Comunicazioni presso il ministero (l’istruttoria sulle richieste pervenute è ancora in corso). Il ministero dovrà  poi indire una graduatoria tra le tivù locali, in tutte le regioni italiane, per stabilire gli spostamenti necessari. «Daremo le frequenze agli operatori, di certo entro novembre e se ci riesce già  a settembre».
L’altro dossier è più acerbo. Il problema da affrontare sono le prime frequenze assegnate per il digitale terrestre; già  nel 2009, in Lazio, Campania e Trentino Alto Adige. La sfida sarà  liberarle senza dare indennizzi alle tivù perché non ci sono fondi per questo (non è pensabile attingere a quei 176 milioni dell’altro dossier, già  ridotti rispetto ai 400 milioni previsti in un primo tempo dallo Stato). Il piano del ministero è liberare le frequenze dandone in cambio altre che non risultano al momento assegnate; alcune di queste sono in effetti libere, altre sono occupate da tivù locali con un diritto acquisito tramite il Tar del Lazio. «Diritto che però decade
in virtù del nuovo piano Agcom (Autorità  garante delle Comunicazioni) di maggio 2012 e quindi ci prenderemo quelle frequenze ». Ma è anche possibile che le frequenze non assegnate siano insufficienti; in questo caso il ministero dovrà  fare altri espropri (a fronte di un’altra graduatoria). Senza indennizzi: nel caso, le emittenti avranno solo il diritto a trasmettere i propri contenuti su frequenze altrui. È possibile che ne verranno lotte giuridiche, che possono minacciare la riuscita dell’asta, prevista per quest’anno.


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