Sudafrica, i minatori accusati della morte dei loro 44 colleghi

Loading

Il video diffuso su Internet è raccapricciante. Ieri un’altra picconata alla credibilità  del governo è venuta dai giudici: 270 minatori arrestati quel giorno sono stati incriminati per l’assassinio dei loro colleghi. Ciò che più sorprende è la motivazione dell’accusa: «Saranno giudicati — ha sostenuto un portavoce del tribunale citato dalla Bbc — secondo la dottrina giuridica del “bene comune” per aver partecipato alla dimostrazione repressa dalla polizia». Insomma il loro comportamento avrebbe favorito la reazione degli agenti che hanno sparato a raffica. Una giustificazione di questo tipo è stata utilizzata durante il regime razzista, quando la norma del «bene comune» era invocata dalla minoranza bianca contro gli attivisti antirazzisti. Una dottrina giuridica più volte definita superata e «infame». La nuova richiesta della sua applicazione sta spaccando profondamente il Paese e il partito che lo governa dal 1994, l’Anc, l’African National Congress. «Una decisione folle», l’ha definita l’ex leader dei giovani Anc, Julius Malema (espulso dal partito all’inizio dell’anno per contrasti con la dirigenza), che ha chiesto le dimissioni del presidente Jacob Zuma. Nonostante le assicurazioni di Zuma — «tutto sarà  risolto pacificamente» — cresce il malcontento verso la sua linea. I minatori chiedono un forte aumento della paga e migliori condizioni di vita, il presidente sembra non appoggiarli. Nonostante la concessionaria delle miniere di platino, la Lonmin, vanti profitti enormi.


Related Articles

L’assedio vero è la crisi sociale

Loading

SVOLTA EGIZIANA – Alle origini dell’editto autoritario del presidente dei Fratelli musulmani

Stati uniti, ennesima strage di studenti

Loading

È di almeno dieci morti, nove studenti e un professore, il bilancio della 22ma sparatoria avvenuta dall’inizio dell’anno in una scuola statunitense

Israele: «Cella d’isolamento»

Loading

Marwan Barghouti (nella foto reuters) ha pagato a caro prezzo la lettera inviata la scorsa settimana ai suoi sostenitori a Ramallah, e a tutti i palestinesi, nella quale incitava alla «resistenza popolare» contro l’occupazione e a «interrompere immediatamente tutte le forme di cooperazione economica e in materia di sicurezza con Israele».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment