L’incertezza allarga lo spread Persi altri 40 punti, Borsa giù

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ROMA — Il dopo Monti fa paura ai mercati. Ieri alla riapertura delle contrattazioni, dopo l’annuncio dell’addio del premier e del suo esecutivo tecnico, lo spread è schizzato all’insù mentre la Borsa ha vissuto ore da incubo attorno al crollo dei titoli bancari, sospesi a più riprese per eccesso di ribasso, a loro volta penalizzati dal ritorno delle tensioni sul debito sovrano. Solo in serata Piazza Affari è riuscita a recuperare un po’ di terreno sfruttando la scia dei guadagni di Wall Street e ha fermato, in chiusura, le perdite al 2,2%, il risultato peggiore tra i listini europei.
Il differenziale tra i Btp decennali e i Bund tedeschi di uguale durata ha terminato la giornata a 352 punti, dopo aver raggiunto i 364 punti, cioè oltre 40 punti rispetto ai valori di venerdì e quasi 70 punti rispetto ai minimi toccati la scorsa settimana prima del diffondersi dell’incertezza politica legata alle possibili dimissioni di Monti e alla ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi. Gli spread erano scesi sotto i 300 punti e i rendimenti dei titoli erano calati al 4,4% mentre ieri sono tornati a sfiorare il 4,90%, risalendo ai massimi da metà  novembre, per poi ripiegare a 4,81%. Le tensioni sono riapparse su tutto il mercato, in particolare è salito anche lo spread tra i decennali di Spagna e Germania, che ha chiuso a 425 punti base con il tasso dei Bonos al 5,56% ed il ministro delle Finanze iberico, Luis De Guindos, che si è detto preoccupato perché «i problemi di instabilità  del quadro politico di Paesi come l’Italia hanno un contagio immediato sulla Spagna».
Giornata difficile sui mercati dunque quella di ieri per l’Italia e non ha certo aiutato la diffusione da parte dell’Istat dei dati sul Pil (Prodotto interno lordo) che confermano la contrazione dello 0,2% nel terzo trimestre rispetto al secondo e del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. Si tratta del quinto trimestre consecutivo, quindici mesi, di recessione che dovrebbe finire, ma le previsioni allungano di continuo i tempi, alla fine del prossimo anno. Certamente non migliora le aspettative il nuovo pesante calo della produzione industriale in ottobre. L’indice è diminuito dell’1,1% in ottobre rispetto a settembre mentre se si calcolano i primi dieci mesi del 2012 il calo su base annua è del 6,5%.
Negativo è anche il segnale, peraltro già  in qualche modo delineato, sull’andamento dei prestiti bancari che in ottobre, secondo la Banca d’Italia, hanno proseguito a scendere, dell’1% rispetto a settembre per il settore privato. E’ la terza contrazione consecutiva ma è la prima dopo più di un anno che coinvolge anche le famiglie. In particolare i prestiti a queste ultime, a fronte peraltro di una limatura dei tassi di interesse sui mutui e sul credito al consumo, sono calati dello 0,1%, mentre i finanziamenti alle imprese del 2,9%, dopo il -3,2% di settembre.
Il governo Monti «ha realizzato molto in poco tempo: riguadagnando la fiducia degli investitori e facendo avanzare il risanamento dei conti pubblici», ha detto ieri in un’intervista al quotidiano tedesco Bild Joerg Asmussen, membro del comitato esecutivo della Bce, esortando a non vanificare tali risultati. «Chiunque governerà  l’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea, dopo le elezioni dovrà  proseguire su questa rotta con lo stesso livello di determinazione», ha affermato, raccogliendo le sollecitazioni e gli auspici dei banchieri centrali e anche dello stesso governo italiano. Da domani il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, cercherà  di convincere gli investitori americani che quella delle riforme e del rigore è la strada obbligata anche per il prossimo governo. In visita tra New York e Washington Grilli incontrerà  il segretario al Tesoro Timothy Geithner e il capo dei consulenti economici di Barack Obama, Alan Krueger.
Stefania Tamburello


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