Marchionne: rischio uragano per l’auto europea

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TORINO — Lo chiama il dilemma del prigioniero. à‰ quello che secondo Sergio Marchionne «potrebbe scatenare l’uragano», nell’Europa dell’automobile. L’ad del Lingotto parla al Financial Times e aggiorna i concetti già  espressi in occasione del recente Salone di Detroit: «In questi anni le case che puntano sui prodotti di massa hanno buttato in Europa tra i 4 e i 5 miliardi. Quanto tempo si potrà  continuare a sovvenzionare l’Europa a questi ritmi?». Il fatto è che l’eccesso di capacità  produttiva installata nel Vecchio continente è stimato in 3,5 milioni di auto. E di questi circa un quarto è italiano. Marchionne a Detroit è stato molto chiaro: «Avremo dovuto chiudere stabilimenti se non avessimo i benefici dell’alleanza con Chrysler. Per questo in Europa noi non chiuderemo fabbriche».
Il problema riguarda soprattutto i costruttori di utilitarie, automobili che, ricorda il Financial Times, producono utili intorno al 2 per cento del loro costo. Il fatto è, spiega Marchionne al quotidiano londinese, che «eventuali chiusure di un produttore aiuterebbero i concorrenti a tenere tutte le fabbriche aperte». Eccolo il dilemma del prigioniero o, se si preferisce, la sindrome del ciclista che nelle gare su pista sa di essere avvantaggiato se lascia partire gli altri per primi. Per evitare l’uragano, Marchionne torna a suggerire un intervento dell’Europa, una ricetta che finora ha proposto senza successo a Bruxelles nella sua veste di leader dell’Acea, l’associazione dei costruttori del Vecchio Continente. All’ipotesi di un piano europeo di incentivi alla chiusura di stabilimenti dell’auto si sono sempre opposti i costruttori tedeschi. In realtà  anche in Germania la Opel ha evidenti problemi di sovracapacità  produttiva ma la scelta di eventuali chiusure in questo caso sarebbe demandata agli americani di Gm di cui Opel è la succursale europea.
à‰ un fatto che finora i problemi di sovracapacità  hanno riguardato i produttori delle utilitarie. Peugeot ha annunciato di voler tagliare 10.000 posti di lavoro e lo storico stabilimento di Aulnay mentre Renault ha parlato di 7.500 esuberi. Notizie che hanno immediatamente attivato la reazione del governo francese che probabilmente non mancherà , come avvenuto in passato, di aiutare i costruttori nazionali in barba ai principi europei contro gli aiuti di stato. Analogamente farebbe la Germania nel caso in cui diventassero evidenti i problemi di Opel. In Italia molto dipenderà  dalla linea che vorrà  scegliere il prossimo governo ma va detto che né Berlusconi né Monti erano orientati a seguire la linea franco-tedesca per sostenere il costruttore nazionale. Così Marchionne ha adottato la strategia di una uscita soft dalla dipendenza del Lingotto dalle utilitarie. Lo ha fatto puntando sui modelli «premium», quelli di gamma medio alta con marchi prestigiosi come Maserati e Alfa Romeo: tra dieci giorni l’ad inaugurerà  a Grugliasco il nuovo stabilimento della casa del Tridente. Ma lo ha fatto anche puntando sulle utilitarie di lusso come i minisuv che verranno realizzati a Melfi. Una strategia pensata anche per mettere al riparo il Lingotto dall’uragano prossimo venturo: «La Fiat- scrive il Financial Times- sembra essere in posizione per trarre benefici» dal fatto che il mercato della auto premium si sta spostando anche sui segmenti una volta appannaggio delle sole utilitarie.


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