Razzismo, la Grecia è in crisi anche di diritti

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Evros o l’accesso dalle isole dell’Egeo, Atene e poi Patrasso, fino ai porti italiani dell’Adriatico per poi essere respinti indietro, il Mediterraneo è diventato un trappola per migranti e la Grecia, tra centri di detenzione e squadracce razziste animate dai militanti xenofobi di Alba dorata, spesso è la gabbia definitiva.
La prima tappa, per molti già  la fine di ogni speranza, per anni è stata lungo il fiume Evros che separa la Grecia dalla Turchia nel nord del Paese. Ora, da quando il muro di 6.000 metri cubi di cemento, 800 tonnellate di acciaio, 370 chilometri di filo spinato (costato ben 3,2 milioni di euro) divide la frontiera, l’afflusso di migranti (provenienti soprattutto dal Maghreb, dall’Iraq, Afghanistan, Iran, Pakistan e dalla Siria) si è spostato attraverso le isole dell’Egeo orientale dai confini più labili. Oggi Pashalis Syritoudis, il capo della polizia di Orestiadas (città  al confine nord-est della Grecia) può annunciare con soddisfazione che l’arrivo di migranti irregolari al confine terrestre con la Turchia si è praticamente arrestato.
Il viaggio per mare o per terra è solo una parte dell’incubo, perché una volta messo piede sul suolo ellenico può accadere di essere arrestati e rinchiusi in centri di detenzione disumani, in celle minuscole dove mancano acqua calda ed elettricità . Dove violenze e soprusi della polizia costituiscono la realtà  quotidiana. Difficile da lì contattare organizzazioni e avvocati, l’accesso alle procedure per la richiesta di asilo è di fatto negato. L’operazione di «pulizia» Xenios Zeus (beffardamente intitolata al dio greco dell’ospitalità ), avviata a fine agosto, sta dando i suoi terribili frutti. E poco importa, denunciano Amnesty International, Human Rights Watch, l’Unhcr e Medici senza Frontiere, che le autorità  elleniche violino il diritto internazionale arrestando anche soggetti appartenenti a categorie tutelate come i richiedenti asilo e i minori accompagnati. O che la polizia sbagli obiettivo picchiando selvaggiamente dei turisti scambiandoli per immigrati. È accaduto all’inizio di gennaio, lo ha denunciato la Bbc, e solo in quel caso sono arrivate delle scuse.
L’allarme razzismo nel Paese è altissimo, episodi di xenofobia sono all’ordine del giorno, in alcuni casi sono stati coinvolti deputati del partito dell’estrema destra Alba dorata, ma per l’Europa – che con imbarazzo bollò la costruzione del muro come «questione interna» – è prevalentemente un problema di flussi. È di pochi giorni fa l’appello lanciato dal presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Jean-Claude Mignon: l’Europa deve aiutare la Grecia a gestire il flusso di immigrati che continuano ad arrivare sul suo territorio – ha detto – «il continuo flusso di immigrati pone un serio problema ad Atene che si ritrova contemporaneamente a dover affrontare una crisi economica senza precedenti». Tutto qui.


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«Il manifesto» ha pubblicato questo testo di Franco Fortini la prima volta il 24/5/1989 e poi il 18 gennaio 2009. I problemi e le domande che pone restano ancora oggi aperti e immutati. Semmai «solo» aggravati

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