Torino ricorda l’Avvocato, “Fiat resti qui”

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TORINO — John Elkann e Marella Agnelli, il futuro e il passato in prima fila a celebrare l’Avvocato a dieci anni dalla scomparsa. Lo scenario è quello tipico del nostro Novecento: migliaia di persone sotto le navate del Duomo di Torino, l’Italia dell’industria e della finanza che conta, gli anziani Fiat, la Juventus di ieri e di oggi. Giorgio Napolitano arriva accompagnato dal sindaco Fassino. L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, celebra la messa, prima parte di un programma che prevede, in tarda mattinata, una commemorazione nella Sala del Consiglio comunale.
Se non fosse per i due figli di John e per il nipotino figlio di Ginevra che giocano con i genitori, il quadro novecentesco sarebbe completo. Tra le navate trovano posto ex amministratori delegati come Romiti e Cantarella, ex presidenti come Paolo Fresco, ex calciatori come Altafini e Bettega. Oltre, naturalmente, agli attuali vertici del gruppo a partire da Sergio Marchionne. Non c’è nelle prime file, Margherita Agnelli che proprio dieci anni fa, al momento dell’apertura del testamento dell’Avvocato, entrò in lite con la famiglia. Una vulgata che circola tra i banchi vorrebbe che l’anziana madre Marella l’abbia invitata negli ultimi giorni e che lei abbia rifiutato. Ma forse
anche su questo dettaglio ci sono versioni diverse.
Escono invece dagli schemi della tradizione gli appelli che, ciascuno con il suo stile, tutti i protagonisti della giornata rivolgono alla Famiglia perché la Fiat non lasci Torino e l’Italia. Al punto che in serata, a «Porta a Porta», lo stesso John Elkann definirà  il tema «la domanda tormentone che sentiamo sempre». Inizia nella sua omelia l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia: «L’Avvocato Agnelli ha speso la parte conclusiva della sua vita per difendere non solo la sua fabbrica ma tutto quanto rappresentava per Torino e per l’Italia.. ci auguriamo che sia sempre confermato il profondo legame che esiste tra la Famiglia e la nostra città ».
Ancora più esplicito il messaggio del cardinale Severino Poletto, assente da Torino, l’uomo che dieci anni fa aveva celebrato i funerali di Agnelli: «L’Avvocato saprebbe trovare il coraggio di osare strade e scelte innovative per garantire il radicamento a Torino di questa azienda».
A fine mattinata ci si trasferisce in Comune e anche qui la questione del rapporto tra la Fiat e l’Italia è il tema dominante dei discorsi di commemorazione. Quello di Piero Fassino è un intervento di alto profilo, intrecciato di ricordi personali. Uno dei passaggi riguarda il rapporto tra la Fiat e le sue radici: «Pur del tutto consapevoli di quanto sia cambiato il mondo, il mercato dell’auto, la Fiat, ci auguriamo tutti che quel marchio storico, divenuto logo mondiale con la fusione Fiat-Chrysler, continui ad essere simbolo di modernizzazione, ricchezza, sviluppo e occupazione per Torino e per l’Italia ». Meno diretto l’accenno che fa Giorgio Napolitano nel suo breve discorso: «Le generazioni degli Agnelli che hanno guidato la Fiat – dice il Presidente – sono state tra le maggiori forze motrici di un cammino di trasformazione e avanzamento dell’Italia che dobbiamo saper riprendere».
A questi appelli Elkann risponde all’uscita dalla sala. La Fiat manterrà  il radicamento a Torino e in Italia?: «Siamo anche a Torino e mercoledì prossimo inaugureremo qui il nuovo stabilimento della Maserati». Più tardi, da Vespa, aggiungerà : «L’azienda è più forte rispetto a dieci anni fa».


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