Staffetta generazionale anziani-giovani la Lombardia pronta a fare da apripista

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CI SONO grandi gruppi, come Bayer, Techint, A2a, Campari, interessati alla staffetta generazionale. Da giugno scatteranno nel milanese i primi contratti. È a Milano, Monza e Brianza, che sta iniziando la sperimentazione del lavoro diviso tra giovani e anziani. In attesa che il governo vari il piano per l’occupazione giovanile.
DENTRO il piano potrebbe esserci una nuova regolamentazione del contratto tra generazioni, e il test lombardo sarà  decisivo per capire se varrà  la pena seguire la Francia di Franà§ois Hollande che ha deciso di scommettere sul contrat de génération mettendo in campo un miliardo di euro da qui al 2016 con l’obiettivo di creare 500 mila accordi. Anche in Germania ci sono i contratti generazionali ma vengono stipulati nelle aziende e non seguendo una specifica legislazione.
Più che il modello francese, dunque, è la Lombardia che farà  da apripista per rilanciare il contratto generazionale dopo il nulla di fatto di diversi progetti presentati nel passato a cominciare da quello del pacchetto Treu del 1997. La crisi, però, sembra stia dando un nuovo impulso allo scambio anzianigiovani. Incide la riforma delle pensioni che ha allungato la permanenza al lavoro, ma incide — probabilmente — anche la ricerca di nuove forme di solidarietà  tra generazioni perché quella che nel passato si realizzava nel sistema pensionistico, con i giovani che pagavano le pensioni, non ha retto di fronte ai mutamenti demografici. Premono le aziende che hanno bisogno di abbassare i costi (un lavoratore giovane costa meno) ma anche di ristrutturarsi per ricercare nuove vie competitive nel mercato, e non hanno più a disposizione lo strumento dei pensionamenti anticipati. Va detto che la staffetta non crea nuovo posto lavoro ma stimola il turn over. Anche per questo è importante che — stando alle prime indicazioni del governo — sia esteso al pubblico impiego.
«Più che un contratto-staffetta che dà  l’idea del passaggio del testimone, parlerei di contratto ponte tra generazioni», dice Alberto Meomartini, presidente al termine del mandato di Assolombarda, l’associazione milanese della Confindustria, che ha fortemente spinto per adottare il nuovo contratto. Nelle aziende lombarde un anziano con meno di 36 mesi di distanza dalla pensione potrà  accettare volontariamente di passare al part time con la possibilità  di svolgere anche una funzione di tutor nei confronti del giovane che verrà  assunto come apprendista. L’anziano riceverà  uno stipendio dimezzato, ma i contributi ai fini del calcolo dell’assegno pensionistico saranno integrati dallo Stato, o meglio dalla Regione, utilizzando le risorse di un fondo europeo per il reimpiego. È fortissimo l’interessamento anche di altre Regioni. In Friuli si è vicino all’avvio della sperimentazione, così come in Piemonte, in Emilia Romagna e nelle Marche. Prossimo a partire il progetto nel Lazio. «È una misura di politica attiva per il lavoro — spiega Paolo Reboani, presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro, l’agenzia del ministero per promuovere l’occupazione — che può funzionare. Viene incontro alle esigenze delle imprese di ridurre i costi, fa entrare i giovani nel mercato del lavoro, e viene incontro alla domanda dei lavoratori più anziani di un “decalage” lavorativo verso la pensione».
Certo la staffetta più efficace sarebbe quella tra padri e figli, prevista in alcuni accordi nel settore bancario e anche alle Poste, perché i primi sarebbero più incentivati a rinunciare volontariamente a una parte dello stipendio in cambio del posto al figlio. Ma sarebbe un’altra cosa: una forma di solidarietà  familistica.
Il governo sembra intenzionato a seguire l’esempio lombardo. Si ragiona su diverse ipotesi: una coppia di giovani assunti con contratto di apprendistato, oppure un solo giovane a tempo indeterminato, con l’anziano sempre a tempo parziale. Altra ipotesi è quella di un pensionamento concordato (nel caso si ritornasse a forme di pensionamento flessibile) in cambio dell’assunzione di un giovane.
Rimane il problema dei costi. L’Inps ha fatto alcune simulazioni dalle quali emergerebbe una particolare onerosità  dell’operazione. Probabilmente si potranno usare risorse europee. Resta il fatto che la vera partita si giocherà  su questo terreno.


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