Saccomanni contro S&p “Così destabilizza l’Italia e compromette la ripresa”

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ROMA — La ferita di Standard & Poor’s. «Le loro decisioni, basate sull’estrapolazione meccanica dei dati passati, possono avere effetti destabilizzanti e pro-ciclici», ossia anti-ripresa, dichiara il ministro dell’economia, all’indomani del declassamento del paese. Sui nodi di Iva e Imu, che fanno fibrillare la maggioranza, Fabrizio Saccomanni conferma che si devono trovare «soluzioni pienamente condivise». Poi di nuovo, per la seconda volta nel giro di un paio di settimane, assicura che «si incominciano a intravedere i primi segnali di ripresa». Ma il 2013 rimane un anno davvero buio. Pil “vicino a meno 2%”, pronostica il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, più pessimista anche del Fmi (-1,8), che pure ha ridotto al ribasso le previsioni. Anche per lui, però, l’attività economica «tornerebbe ad espandersi a ritmi moderati dalla fine dell’anno» e nel 2014 la crescita sarà «superiore al mezzo punto». Importante, nel breve termine, è la «tempestiva esecuzione » del pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, per sostenere la domanda interna. Saccomanni risponde con un dato: nel sistema economico sono già stati immessi 8 miliardi di euro. Lui poi è «personalmente impegnato» per attuare concretamente l’intero progetto, che il presidente del Consiglio, Enrico Letta vuole «accelerare».
Ministro e governatore parlano dai microfoni dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana guidata ora da Antonio Patuelli, subentrato dopo lo tsunami che s’è abbattuto sul precedessore Mussari. E’ un incontro annuale, è tra gli appuntamenti più attesi dai banchieri, per forza di cose soggettichiave in tempi di recessione. Il presidente Napolitano in un messaggio, li invita «a fornire il necessario apporto alla ripresa» che verrà, se verrà. Letta scrive: «Restituire liquidità alle aziende è il primo passo per uscire dalla crisi e generare sviluppo e lavoro ». Serve «un gioco di squadra». E comunque, i tassi troppo alti danneggiano la ripresa. Visco va nei dettagli: chiede alle banche di rafforzare il capitale e ridurre le spese; vuole che le Fondazioni allentino i legami con gli istituti e aprano a nuovi soci. Quindi ricorda che le sofferenze salgono e che l’aumento dei rischi frena l’erogazione del credito. Segue un ammonimento: servono più prestiti e meno Btp. Ovvero, con la ripresa le banche «potranno ridurre» la quota di titoli di stato, cresciuta parecchio negli ultimi mesi, per riprendere ad erogare crediti a famiglie e imprese. Comunque, nelle prossime settimane saranno chiamate «a consulto» per l’esame delle misure utili a «garantire e ampliare la quota dei crediti stanziabili». Patuelli:«Le banche meritano più rispetto. Non vogliamo essere «confusi» con chi ha causato la crisi che sta impoverendo l’Italia». Il presidente Abi lamenta le troppe tasse sugli istituti. Incassa un’apertura del governo perché le perdite siano deducibili dai nuovi prestiti.
La ripresa: ma ci sarà sul serio? Saccomanni critica S&P anche perché ha “ignorato” le misure prese dal governo per uscire dalla palude. Così, mentre riconferma di voler tenere la barra dritta sul risanamento, fornisce i dati che gli fanno intravedere un po’ di luce. Aumenta l’Iva sugli scambi interni, per esempio. Si attenua la caduta dei consumi. Migliorano le vendite al dettaglio e il clima di fiducia delle famiglie. Positive le entrate tributarie. C’è anche un lieve recupero dell’attività produttiva e va meglio l’indice sullo stato d’animo dei manager.


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