Aerei e Sottomarini in movimento ecco la Tecno-guerra

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Mistero, poi, per voci rimbalzate da Damasco. La prima riferisce di una presunta lite tra Bashar Assad e il fratello Maher per la difficoltà dell’esercito nello schiacciare gli insorti nella zona di Damasco. Contrasto che sarebbe stato seguito dall’attacco con i gas proprio per piegare i ribelli. La seconda riguarda la presunta morte del generale Mohamed Aslan, uno dei responsabili dei reparti chimici. Può essere tutto vero oppure trattarsi di disinformazione in un momento critico per il regime.
Hanno invece solidità le news sui movimenti militari alleati. Il Pentagono ha schierato l’unità da sbarco San Antonio, con a bordo 300 marines ed elicotteri. Non troppo lontani le cinque unità dotate di oltre 200 missili da crociera Tomahawk. Grande attività nella base turca di Incirlik dove sono passati aerei per la guerra elettronica E6B e velivoli-comando, pronti a coordinare le missioni. Fuori dagli hangar gli immancabili droni. Vigilano, seguono i movimenti e se necessario colpiscono. Missioni di ricognizione rafforzate da quelle più profonde affidate agli aerei spia U2 «avvistati» sulla pista di Akrotiri, Cipro. Mezzi eterni, passati dalla guerra fredda a quella al terrorismo. Segnalati voli di Osprey e MC 130, velivoli impiegati dalle forze speciali statunitensi. Hanno un doppio impiego: recupero di eventuali piloti e incursioni dietro le linee. In agguato almeno due sottomarini americani. Forse uno è il Florida, partito in luglio dalla sua base negli Usa. Battelli nucleari che possono sparare i cruise.
A integrare il dispositivo ci sono poi i turchi. Le unità sono da giorni in stato d’allarme, rinforzate le posizioni al confine. I francesi hanno invece mandato un sottomarino e la fregata anti-aerea Chevalier Paul e dispongono di cacciabombardieri Rafal basati negli Emirati arabi. «Antenne» e vedette mobilitate in Israele. L’esercito ha schierato una batteria anti-missile Iron Dom a Tel Aviv, reparti pronti al confine con il Libano e sul Golan. Molto inquieti i giordani. Hanno detto no ai raid, però ospitano F 16 americani, missili Patriot, commandos Usa e hanno un ruolo importante nell’addestramento degli insorti, coordinati dalla Cia e dai sauditi.


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