“Delusi da Alitalia, il debito è un macigno”

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PARIGI — «Non vogliamo che Alitalia fallisca, finora siamo stati un partner serio e leale». Pochi minuti dopo aver ufficializzato la non partecipazione all’aumento di capitale di Alitalia, Alexandre de Juniac, numero uno di Air France-Klm, svela le ragioni che hanno portato il gruppo franco-olandese al gran rifiuto. «Dall’inizio delle trattative con Roma abbiamo detto che un nostro nuovo investimento era vincolato alla ristrutturazione del debito Alitalia» ricorda de Juniac ricevendo alcuni giornalisti nella sede agli Invalides. «Su questo punto non siamo stati ascoltati. Ne abbiamo tratto le conseguenze». Così Air France si appresta a scendere tra il 5 e il 10% del capitale Alitalia. «Una decisione definitiva, in assenza di novità sul fronte del passivo in bilancio» aggiunge de Juniac, anche se Le Monde sostiene che Air France sarebbe pronta a rastrellare le quote inoptate e a minor prezzo dopo il 27 novembre, scadenza per l’aumento di capitale.
Cosa non vi ha convinto?
«Abbiamo sempre proposto di mettere a disposizione la nostra esperienza, ma non siamo mai stati coinvolti nel piano. Il 18 ottobre ho mandato una lettera a Del Torchio e Colannino per chiedere una due diligence sui conti: una cosa normale visto che siamo il primo azionista e ci viene chiesto di reinvestire in Alitalia. Questa richiesta è stata rifiutata: un atteggiamento poco corretto. Già partivamo scettici, per via della mancata ristrutturazione del debito. Il no alla richiesta di due diligence ci ha definitivamente convinto a non partecipare ».
Il cda Alitalia ha deciso di allungare i tempi. Lei esclude un vostro ripensamento nei prossimi giorni?
«E’ una posizione netta e meditata. Per cambiare idea servirebbe un colpo di scena sulla ristrutturazione del debito».
Il piano di Del Torchio è soddisfacente?
«Va nella buona direzione. E’ coraggioso, raccoglie alcune delle nostre richieste».
Sul taglio del lungo raggio?
«Non solo. Per ritrovare competitività Alitalia deve ridurre anche il medio e corto raggio. É quel che facciamo anche noi, usando la low cost Transavia. Sul lungo raggio una pausa s’impone quando un’azienda va in sofferenza economica: è il settore del trasporto aereo più costoso e rischioso».
Avete fatto richieste anche sugli esuberi?
«Non abbiamo mai, e sottolineo mai, chiesto tagli del personale».
E’ possibile che tra qualche mese Air France torni a investire in Alitalia?
«Vorrei subito precisare un punto: noi non aspettiamo che Alitalia fallisca per poi prenderne il controllo. Non abbiamo mai pensato di trasformarla in una compagnia regionale o di danneggiare l’hub di Fiumicino. Comprare una compagnia per distruggerla sarebbe da idioti».
Ha ricevuto pressioni politiche dall’Italia ultimamente?
«Questa volta i rappresentanti delle istituzioni italiane sono stati esemplari. Ho avuto contatti con il premier Letta che ha dimostrato rigore e lealtà. Considera a ragione che Alitalia è un asset strategico per il Paese. Ma quel che abbiamo proposto va anche nell’interesse della vostra compagnia».
Il governo cerca altri partner industriali. Siete preoccupati?
«Se arrivasse una compagnia con obiettivi che confliggono con i nostri, porremmo il problema. La nostra partnership siglata nel 2009 ha una durata di 9 anni. Vediamo se effettivamente c’è un altro partner. Siamo convinti che le sinergie che Air France/ Klm offre ad Alitalia siano ancora le migliori».
Però alla fine avete deciso di tirarvi indietro.
«Abbiamo votato a favore dell’aumento di capitale perché pensiamo Alitalia ne abbia bisogno. Convertiremo in liquidità i nostri bond per aiutare la ricapitalizzazione. La nostra collaborazione continua. Abbiamo posto condizioni di buon senso. Servivano maggiori garanzie finanziarie e forse una maggior condivisione nell’elaborazione del piano. Sa come si dice? Non esiste l’amore, ma solo prove d’amore».


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