Renzi al Quirinale, la mediazione di Napolitano

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ROMA — All’inizio di una settimana decisiva, il segretario del Partito democratico Matteo Renzi ha varcato il Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Incontro che ha preceduto quello, atteso e annunciato, con il premier Enrico Letta, che potrebbe tenersi nelle prossime ore o giovedì. Nella serata di ieri si era invece diffusa la voce di un imminente incontro a tre, Napolitano-Letta-Renzi. Una giornata carica di tensione che intreccia i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo e le ipotesi su possibili alternative, un bis di Letta, un governo Renzi o le urne anticipate. Con sullo sfondo il percorso parlamentare della nuova legge elettorale, che comincia oggi in Aula e che rischia di essere molto accidentato.
L’incontro al Colle, una cena durata due ore, si è reso necessario per verificare le possibilità di rilancio del governo Letta e le distanze con il segretario del Pd. Il renziano Matteo Richetti spiega a Otto e mezzo : «Hanno discusso di quali scenari siano possibili per il governo». Rilancio dell’economia, riforma della legge elettorale e del bicameralismo perfetto sono i punti a favore di un governo di ampio respiro. L’impulso dato da Renzi nelle scorse settimane potrebbe non bastare e bisognerà verificare l’agibilità politica del premier. Che le cose possano cambiare lo dice anche la possibile anticipazione della direzione dello show down sul governo, fissata da Renzi per il 20 febbraio, al 13 febbraio.
Da più parti è in corso un pressing per convincere Renzi a prendere le redini di un governo di legislatura, con una staffetta che non preveda il voto. Ma finora il segretario si è opposto. E del resto Letta non sembra disponibile a un passo indietro. Davide Faraone spiega: «Per decidere in quel senso, glielo dovrebbero chiedere a furor di popolo».
In questa impasse, oggi comincia il suo percorso in Aula la legge elettorale, naturalmente collegata alle sorti del governo. Mentre le trattative vanno avanti, comincia l’esame, con 450 emendamenti presentati. Ieri si è riunita la minoranza del Pd, che fa riferimento tra gli altri a Gianni Cuperlo. Il quale ha spiegato: «Non ci metteremo di traverso alla legge elettorale. Chiederemo di migliorarla, certo, ma senza compromettere la possibilità di arrivare a una riforma».
Per questo, saranno confermati alcuni emendamenti già presentati, come le primarie per legge, la parità di genere e soprattutto l’emendamento Lauricella. Clausola che lega l’entrata in vigore della nuova legge elettorale all’abolizione dell’attuale Senato (che avverrà più avanti, perché effettuata con procedura costituzionale, quindi più lunga). Insomma, la minoranza del partito vuole legare l’Italicum alla riforma del Senato e vuole un governo «forte e autorevole», che duri almeno due anni.
La riunione del gruppo pd alla Camera che doveva affrontare il tema era prevista per ieri sera ma è slittata a questa mattina. Sarà presente Matteo Renzi e si attende una sua reazione. I suoi spiegano: «Voteremo compatti». Difficilmente il segretario del Pd metterà un veto esplicito a questi emendamenti, ma neanche darà il via libera all’emendamento Lauricella. «Emendamento che tecnicamente non sta in piedi — spiega Angelo Rughetti —. Capisco la posizione della minoranza: hanno paura di rimanere con il cerino in mano». Traducendo, l’emendamento consentirebbe di evitare il rischio di urne immediate. Come dice Beppe Fioroni, che è favorevole: «Rassicurerebbe i parlamentari, che possono votare senza aver paura di andare a casa. E costituirebbe il presupposto per un nuovo governo autorevole. Insomma, un uovo di Colombo, la mossa del cavallo che riunisce le riforme, la legge elettorale e un governo autorevole».
Giuseppe Lauricella, il deputato del Pd che ha presentato la norma, spiega: «Il mio emendamento garantisce l’accordo che il mio segretario ha siglato: non prendo neanche in considerazione l’ipotesi che mi chieda di ritirarlo».
Ieri Renzi, prima di salire al Colle, ha avuto una serie di colloqui, tra i quali quello con Denis Verdini, anche in seguito alle tensioni per un emendamento del relatore Francesco Paolo Sisto (FI). Forza Italia è nettamente contraria all’emendamento Lauricella perché vuole tenersi le mani libere per il voto anticipato e avverte: se passa l’emendamento sul Senato, salta l’accordo. Gli azzurri, disposti ad aprire a qualche modifica tecnica, dicono no anche agli altri emendamenti, incluso quello sulla parità di genere che potrebbero al più accettare come semplice ordine del giorno.
Alessandro Trocino


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