Per l’eterologa una legge non serve

Per l’eterologa una legge non serve

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L’eterologa non è più vie­tata in Ita­lia gra­zie alla sen­tenza 162 della Corte Costi­tu­zio­nale e gra­zie all’azione diretta delle cop­pie e al lavoro di giu­ri­sti, asso­cia­zioni di pazienti e sog­getti come l’associazione Luca Coscioni.
I giu­dici della Corte Costi­tu­zio­nale, nelle moti­va­zioni della deci­sione, scri­vono che la can­cel­la­zione del divieto di fecon­da­zione ete­ro­loga non fa venir meno alcuna tutela per i sog­getti coin­volti: cop­pie, nati e dona­tori ano­nimi e gratuiti.

La Corte ha ripri­sti­nato il rispetto dei diritti fon­da­men­tali delle cop­pie che chie­dono di avere un figlio, una fami­glia. Spiace costa­tare che la poli­tica uffi­ciale ita­liana scelga di stare con­tro gli inte­ressi dei malati, eppure fin dai tempi della scuola stu­diamo che il legi­sla­tore dovrebbe lavo­rare per leggi che affer­mino tutele e amplino la sfera di eser­ci­zio dei diritti.
Per­ché non è così? Sui temi della vita, della fami­glia, della ricerca — e potremmo con­ti­nuare con un lungo elenco — il legi­sla­tore ita­liano sce­glie di proi­bire o di girare la testa altrove: non abroga le leggi vio­lente come la legge 40 e difende per­sino i divieti can­cel­lati dalla Corte Costi­tu­zio­nale. È una sto­ria che si ripete. Nel 2009 quando, all’indomani della decla­ra­to­ria d’incostituzionalità sul divieto dei 3 embrioni pro­du­ci­bili e obbligo di con­tem­po­ra­neo impianto, il Mini­stro Sac­coni con il Sot­to­se­gre­ta­rio Roc­cella si affret­ta­rono a dichia­rare che nulla era cam­biato. Lo stesso è acca­duto anche que­sta volta, a seguito della sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale che ha can­cel­lato il divieto di ete­ro­loga: si cerca di bloc­care l’applicazione della tecnica.

Il mini­stro Bea­trice Loren­zin prima annun­cia e tenta di far appro­vare un Decreto Legge utile solo a intro­durre nuovi deter­renti, poi, dopo il Con­si­glio dei Mini­stri, invita il Par­la­mento a legi­fe­rare sull’eterologa, dichia­rando che attual­mente non può essere appli­cata e riba­dendo la neces­sità di una legge per evi­tare la dere­gu­la­tion. Ma allora chi ha ragione: il Mini­stro Loren­zin o i giu­dici della Corte Costi­tu­zio­nale, che hanno dichia­rato il divieto inco­sti­tu­zio­nale e hanno più volte riba­dito che la can­cel­la­zione non crea vuoto nor­ma­tivo e quindi non c’è biso­gno di alcuna legge? La rispo­sta è sem­plice: hanno ragione i giu­dici della Corte Costi­tu­zio­nale, e nes­sun Par­la­mento, Mini­stro, con­su­lente difen­sore della legge 40, come nes­suna forza proi­bi­zio­ni­sta in Par­la­mento potranno vie­tarla nuovamente.

La sen­tenza del 9 aprile 2014 ha affer­mato che il sistema nor­ma­tivo ita­liano è ido­neo al ripri­stino della tec­nica. Già dopo il primo inter­vento del 2009, i cen­tri ita­liani hanno lavo­rato alla luce della can­cel­la­zione di alcuni divieti dalla legge 40 e lo hanno fatto nono­stante la vigenza di vec­chie linee guida risa­lenti al 2008. I cen­tri di pro­crea­zione assi­stita hanno infatti modi­fi­cato il con­senso infor­mato in auto­no­mia. Anche oggi avverrà così, sia per i con­sensi per i dona­tori, che per le cop­pie, con la garan­zia di risa­lire ai dati sani­tari del dona­tore (dati con­ser­vati per legge per 30 anni); nes­sun regi­stro dei nati, dun­que, e nes­sun obbligo di infor­mare il nato sulle moda­lità di con­ce­pi­mento, ma libera scelta della cop­pia; sia rispet­tata la scelta medica in mate­ria di com­pa­ti­bi­lità tra dona­tore e cop­pia rice­vente (que­stione esclu­si­va­mente medica e non legi­sla­tiva come ci inse­gna l’esperienza internazionale).

Chie­diamo che sia rispet­tato il prin­ci­pio di equità nell’accesso alle cure, per evi­tare disli­velli a livello regio­nale. Infer­ti­lità e ste­ri­lità acqui­si­scano carat­tere di pato­lo­gia: in tal senso è bene ricor­dare la Riso­lu­zione del Par­la­mento euro­peo (21/02/08) sul futuro demo­gra­fico dell’Europa che «rileva che l’infertilità è una pato­lo­gia rico­no­sciuta dall’Organizzazione mon­diale della sanità, […]; invita per­tanto gli Stati mem­bri a garan­tire il diritto delle cop­pie all’accesso uni­ver­sale al trat­ta­mento con­tro l’infertilità».

La fecon­da­zione ete­ro­loga è tor­nata in Ita­lia. Chie­diamo al Mini­stro Loren­zin, al Governo, al Par­la­mento di essere soprat­tutto dalla parte di tante donne e di tanti uomini che vogliono poter avere un figlio nel loro Paese, senza che ciò sia vis­suto come un peri­colo da con­te­nere per legge, senza essere discriminati.

*Segre­ta­rio dell’Associazione Luca Coscioni



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