L’appello antirigore degli economisti Bruegel: «Senza crescita impossibile rispettare le regole»

BRUXELLES — «Sia per la Francia che per l’Italia sarà molto difficile raggiungere gli obiettivi di contenimento del deficit nei prossimi anni. Inoltre, l’Italia non adempirà alla regola di riduzione del debito pubblico nell’arco di tempo 2016-2019…». Da questa mattina, i presidenti designati della Commissione europea, dell’Europarlamento e del Consiglio europeo, come i nuovi commissari europei, avranno sulle loro scrivanie questa e altre previsioni non precisamente confortanti, contenute nel dossier intitolato «Appunti per la nuova leadership europea». Si tratta di una lettera-appello, o meglio di una frustata siglata dagli studiosi dell’Istituto Bruegel, un think tank di Bruxelles che ha come presidente onorario Mario Monti (il dossier sarà consultabile anche sul sito Internet dello stesso istituto, www.bruegel.org).
Alle previsioni cupe, si uniscono comunque anche le proposte per uscire dal cunicolo della recessione: project bonds, incremento degli investimenti pubblici in tutti i Paesi, sostegno più deciso a quelli privati.
Il dossier si apre con questo monito: «Senza crescita, diventerà impossibile rispettare le regole di bilancio». Sembra così ribaltata la visione «merkeliana» dominante negli ultimi anni, la ricetta rigorista che ha sempre affermato un preciso ordine di priorità: prima risanare i conti, e dai conti risanati ripartirà poi la crescita. Naturalmente il documento non nega in toto questo principio, ma intanto accende i fari su tre Paesi che necessitano «un’attenzione speciale per via della loro grandezza: Francia, Germania e Italia». Perché «rappresentano due terzi della zona euro e metà del Prodotto interno lordo europeo». La Germania è «in buona salute con una bassa disoccupazione e le finanze pubbliche sotto controllo. Ma il suo investimento (pubblico, ndr ) resta alquanto debole…». La situazione in Francia e in Italia è invece «molto meno promettente: la disoccupazione è pericolosamente alta e le finanze pubbliche sono eccessivamente sotto sforzo». Conclusione inquietante, anche per i Paesi intorno: «Ulteriori difficoltà economiche in una di queste due nazioni potrebbero riaccendere i problemi nella zona euro, dove la situazione economica rimane fragile».
Torna la solita domanda di gusto «sovietico»: che fare? Il dossier rammenta ai leader Ue e ai commissari europei che «avete una capacità di azione limitata su questi tre Paesi (Germania compresa, ndr ). Per la Francia e l’Italia, la Commissione ha a sua disposizione l’arsenale delle regole di bilancio, ma le dimensioni degli stessi Paesi concedono loro un potere negoziale, e tutti lo sanno».
Viene allora proposta una medicina che, secondo gli studiosi del Bruegel, potrebbe curare il malessere di Italia e Francia, ma anche quello della Ue intera: il Consiglio europeo dovrebbe spingere per un incremento degli investimenti pubblici nella Ue «di almeno 100 miliardi nel 2015 e 2016». Circa una metà di questa somma «dovrebbe essere il prodotto delle politiche nazionali di bilancio, attraverso l’incremento degli investimenti pubblici e la creazione di nuovi incentivi per quelli privati». E ancora: «Voi dovreste inoltre chiedere, a quegli Stati ancora dotati di spazio fiscale (cioè di manovra nelle manovre pubbliche, ndr ), di fermare ogni esagerazione nella corsa al raggiungimento degli obiettivi di bilancio». L’altra metà dei programmi di investimento dovrebbe essere perseguita a livello della Ue, «aumentando il capitale di base della Banca europea degli investimenti e incrementando i project bonds».
Luigi Offeddu
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