Fiaccolata anti-Rom a Mirafiori

La guerra tra poveri è un modello che si esporta. Così almeno sembra pensarla l’estrema destra, che, da Nord a Sud, soffia sul disagio delle periferie, indicando un preciso nemico, il più basso nella scala sociale: i rom. La colpa del degrado è loro. A Roma come a Torino. Ora, a Mirafiori, quartiere operaio per eccellenza. È, infatti, in programma per oggi pomeriggio, a Mirafiori Sud, una fiaccolata «contro il degrado e contro i rom», organizzata dal comitato «Riprendiamoci il quartiere», spalleggiato più o meno velatamente da Forza Nuova. «Non possiamo più andare al parco Colonnetti, né portare con tranquillità i figli all’asilo, né uscire di casa senza la paura di scippi e furti», denunciano.
Nel mirino ci sono un gruppo ristretto di rom bosniaci scappati dalla guerra nell’ex Jugoslavia: 40 persone in tutto, la metà minorenni, che fino a pochi giorni fa erano accampati con cinque camper lungo via Artom. Poi, la paura ha preso il sopravvento, perché è ancora fresco il ricordo del tentato pogrom alla cascina Continassa (zona Vallette), quando nel 2011 una fiaccolata contro un presunto stupro (rivelatosi inventato) terminò con l’assalto a baracche e roulotte abitate da famiglie rom.
«È in atto una strumentalizzazione di destra, la presenza dei rom, qui, è quasi storica e non ha mai causato particolari problemi. Mirafiori è un quartiere che ha vissuto davvero il degrado, ma l’ha superato. È una periferia che, negli ultimi anni, è stata coinvolta da un piano di riqualificazione. Certo, problemi ce ne sono ancora, ma non sono i rom» racconta, al tavolo della Casa del quartiere, Marco Novello, presidente della Circoscrizione 10. Che poi si rivolge al sindaco, Piero Fassino: «Avrei voluto che intervenisse dopo la prima fiaccolata (il 9 novembre, ndr) e che valorizzasse l’intervento di riqualificazione fatto. E ponesse maggiore attenzione al problema periferie».
Mirafiori non è più quella rappresentata da La ragazza di via Millelire, cupo dramma girato nel 1980. I problemi non sono, però, scomparsi. Sono la disoccupazione e il disagio giovanile, la mancanza di lavoro e di prospettive, l’impoverimento dei ceti medi e popolari. Comuni a molte periferie d’Italia.
La leggenda metropolitana più diffusa e che i roma ricevano 30 euro al giorno dalle istituzioni. «I rom di via Artom – spiega Alma, mediatrice culturale – sono una famiglia allargata, con cui c’erano progetti di integrazione. Chi organizza la fiaccolata, crede davvero che cacciando via i rom dall’Italia si risolvano i problemi?». Ilda Curti, assessore comunale alle Politiche per l’integrazione, si occupa da anni di quartieri in crisi: «Sono una priorità sociale in questo Paese. Non è solo un problema urbanistico. Potremmo anche illuminare a giorno un quartiere, ma se non si affrontano i meccanismi sociali non cambierà nulla. Insieme alla Grecia siamo gli unici in Europa senza una politica urbana». Per Marco Grimaldi, consigliere regionale di Sel, «mancano corpi intermedi».
L’assemblea Torino Antifascista, a cui partecipano i centri sociali della città, ha organizzato oggi pomeriggio a Mirafiori un presidio, che denuncia «la cattiva amministrazione delle periferie» e respinge «ogni genere di fascismo da sempre servo del potere».
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