La spinta dell’Europa per salvare la Grecia
Sensazione confermata dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il falco della trattativa, che nella hall del suo albergo ha parlato di «una riunione molto buona». Entrambi hanno confermato che le discussioni riprenderanno nei prossimi giorni in modo proficuo. Tsipras ha detto che c’è l’intesa a porre fine alle pesanti misure di austerità e agli errori del passato e che la Commissione sta proseguendo usando un punto di vista realistico.
Per l’accordo, quello definitivo che sbloccherà 7,2 miliardi di aiuti, bisognerà aspettare ancora. Lo ha ripetuto più volte il portavoce della Commissione Margaritis Schinas: «È la prima discussione, non quella conclusiva». La vicepresidente Kristalina Georgieva ha spiegato che la Commissione «sta costruendo un ponte tra le parti». Del resto l’accordo finale sarà siglato con l’Eurogruppo e le tre istituzioni (Commissione Ue, Bce e Fmi). Alla cena di ieri sera, comunque, era coinvolto anche il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, non invitato ufficialmente per rispettare la sensibilità del premier greco (tra i due non c’è una grande intesa). Ed erano previsti contatti con Bce e Fmi, tutte le condizioni per un dialogo rapido e produttivo.
Prima di partire per Bruxelles, Tsipras ha avuto una conversazione telefonica con la cancelliera Merkel e con il presidente francese François Hollande, da cui è emerso un punto comune: la necessità di obiettivi di avanzo primario più bassi per la Grecia e di una soluzione immediata. Domani Atene deve rimborsare una rata da 300 milioni al Fmi e nei giorni scorsi aveva minacciato di non avere i soldi per farlo. Una strategia, secondo alcuni, per fare pressing sulla trattativa. Le due opzioni che ora si prospettano per la Grecia sono che o troverà il modo di rimborsare quanto deve (come l’ultima volta), oppure si avvarrà della possibilità, prevista dal Fmi, di saldare insieme tutte le quattro rate di giugno a fine mese. I creditori internazionali vogliono l’intesa, ma ci deve essere un punto di equilibrio. Lo ha spiegato bene il presidente della Bce Draghi: «C’è una forte determinazione perché alla fine l’accordo si raggiunga ma deve essere un accordo forte, che favorisca la crescita, che abbia equità sociale ma che sia anche sostenibile per il bilancio e affronti i fattori residui di instabilità finanziaria». La Merkel ha parlato di trattative «a ritmi febbrili, con forti pressioni per trovare l’accordo», ma il ministro delle Finanze tedesco, Schäuble, ha anche anticipato che la proposta greca «non sarà la soluzione finale». Atene ha proposto un avanzo primario dello 0,8% per l’anno in corso e dell’1,5% per il 2016, un innalzamento dell’età pensionabile ma nessun taglio. Invece la proposta dei creditori, nata dal vertice notturno a Berlino di lunedì scorso, indica un avanzo primario dell’1% per quest’anno, del 2% per il 2016, del 3% per il 2017 e del 3,5% per il 2018 (cifre più alte rispetto ai desiderata greci ma comunque inferiori rispetto a quelle dell’accordo siglato con la Troika). I creditori chiedono anche una riforma delle pensioni, del mercato del lavoro e di intervenire sull’Iva.
Francesca Basso
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