Syriza alla prova del Memo­ran­dum

Syriza alla prova del Memo­ran­dum

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Pre­sen­tata la nuova squa­dra e con­vo­cato il primo con­si­glio dei mini­stri per venerdì pros­simo, Ale­xis Tsi­pras è par­tito per Bru­xel­les det­tando al governo Syriza-Anel 2.0 un com­pito pre­ciso: «Ini­ziare a lavo­rare imme­dia­ta­mente per appli­care il Memo­ran­dum in modo equo e per rico­struire la società avendo cura degli strati più deboli».

Nello stesso tempo, il mini­stro sup­plente delle Finanze Geor­gios Chou­la­ra­kis (che rimarrà a occu­parsi dell’applicazione dell’accordo e dei rap­porti con la troika) ha lasciato in con­se­gna al rien­trante Euclide Tsa­ka­lo­tos quat­tro obiet­tivi chiave da per­se­guire: «Com­ple­tare l’applicazione del Memo­ran­dum; rica­pi­ta­liz­zare le ban­che e togliere il con­trollo sui movi­menti di capi­tale, comin­ciando a eli­mi­nare le restri­zioni nei con­fronti delle aziende; pagare, per quanto è pos­si­bile, i debiti dello Stato nei con­fronti dei pri­vati e della pub­blica ammi­ni­stra­zione, dando prio­rità agli arre­trati nel set­tore della sanità; modi­fi­care il sistema fiscale, per una più equa ripar­ti­zione della tas­sa­zione». Tsa­ka­lo­tos, con il con­sueto stile bri­tan­nico, ha sin­te­tiz­zato in que­sto modo: «Rac­co­gliere i soldi da coloro che li hanno».

È tutta qui la sfida del nuovo ese­cu­tivo di sini­stra elle­nico, depu­rato dei tran­sfu­ghi di Unità Popo­lare rovi­no­sa­mente fra­nati alla prova dell’urna e di un buon numero di fuo­riu­sciti in maniera scom­po­sta (non ultimo l’ex mini­stro Yanis Varou­fa­kis): far pagare chi non l’ha mai fatto, a par­tire dagli arma­tori pro­tetti dalla Costi­tu­zione fino agli eva­sori con conti in Sviz­zera della cosid­detta «lista Fal­ciani» e ai magnate dei media esen­tati dai costi delle licenze tele­vi­sive; moder­niz­zare lo Stato senza fare un mas­sa­cro sociale come vor­reb­bero i cre­di­tori (che nel Memo­ran­dum fir­mato da Anto­nis Sama­ras ave­vano impo­sto il taglio di 16 mila posti di lavoro); rimet­tere in moto un’economia depressa da anni di auste­rity; otte­nere dai cre­di­tori recal­ci­tranti una ristrut­tu­ra­zione del debito senza la quale dif­fi­cil­mente la Gre­cia riu­scirà a ripren­dersi. Non ultimo, gestire in maniera esem­plare il flusso di pro­fu­ghi che quo­ti­dia­na­mente sbar­cano sulle isole gre­che, mar­cando la dif­fe­renza con le poli­ti­che dei muri e delle porte chiuse dei paesi dell’est Europa (per que­sto Tsi­pras, subito dopo il giu­ra­mento, ieri è volato a Bruxelles).

Restano da affron­tare le parti più indi­ge­ste del Memo­ran­dum: l’imponente piano di pri­va­tiz­za­zioni (tra le quali l’acqua pub­blica), la can­cel­la­zione della con­trat­ta­zione e i licen­zia­menti col­let­tivi, rospi indi­ge­ri­bili per un par­tito di sini­stra. Già 14 aero­porti sono finiti in mano tede­sca, anche se su quat­tro (Corfù, Aktion, Cefa­lo­nia e Zante) è in arrivo un refe­ren­dum popo­lare che potrebbe bloc­care la ven­dita. Men­tre nel docu­mento con­se­gnato ieri dal mini­stero delle Finanze a Tsa­ka­lo­tos si parla, oltre che di lotta alla cor­ru­zione, della neces­sità di «tagli radi­cali al set­tore pub­blico e alla pub­blica ammi­ni­stra­zione» sotto la super­vi­sione dei tec­nici della troika, ai quali il tec­nico Chou­la­ra­kis (già nello staff dei nego­zia­tori ai tempi di Varou­fa­kis) piace e non poco.

Fino a che punto saranno appli­cate le misure impo­ste alla Gre­cia? Sia pur non sban­die­rata, è anche que­sta una sfida deci­siva per il nuovo governo Tsi­pras e per la Coa­li­zione della sini­stra radi­cale che lo sostiene. E’ evi­dente che un diverso clima poli­tico in Europa aiu­te­rebbe a superarla.



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