Cgil: «Al referendum diciamo No»

Cgil: «Al referendum diciamo No»

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«Ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti, l’Assemblea generale della Cgil invita a votare No in occasione del prossimo Referendum costituzionale». La formula arriva in fondo all’ordine del giorno approvato ieri in misura quasi bulgara (332 delegati, zero contrari e 3 astenuti), e subito dopo sui social si moltiplicano le condivisioni: la difesa degli equilibri democratici saggiamente calibrati dai nostri padri costituenti è troppo nelle corde della Cgil per non arrivare a questa conclusione. Ma il No non verrà portato in piazza: «La Cgil e tutte le sue Strutture, nel preservare la propria autonomia, non aderiscono ad alcun Comitato».

Dalla festa dell’Unità di Catania intanto sono arrivate le considerazioni di Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil, che se pure non inviti esplicitamente al No, si dice comunque «preoccupato fin dal primo momento dal combinato disposto referendum e Italicum».

La Cgil ravvisa nella riforma Renzi/Boschi «un’eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato e al governo». Inoltre si «attribuisce al governo un eccesso di potere in materia legislativa», mentre «i nuovi criteri per l’elezione degli organi di garanzia rischiano di essere subordinati alla legge elettorale, facendo così venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri».

La prima Assemblea generale della Cgil – organismo istituito dall’ultima conferenza di Organizzazione per aprire i vertici alla partecipazione – ha dovuto affrontare un tema caldissimo, il referendum appunto, incrociandolo con tanti altri appuntamenti a cui è chiamato il sindacato. La segretaria Susanna Camusso, infatti, nella sua relazione ha fatto riferimento ai tanti tavoli aperti – con il sottosegretario Nannicini sul lavoro, con il ministro Poletti sulle pensioni – ai contratti, al cammino della Carta dei diritti universali e del prossimo referendum su licenziamenti, appalti e voucher (dovrebbe tenersi entro giugno 2017).

Si attendono le prossime mosse del governo, che potrebbe sciogliere diversi nodi nella legge di Bilancio, ma sapendo che resta fermo quanto concluso con Cisl e Uil prima della pausa agostana: senza risposte, riparte la mobilitazione. Una Cgil, insomma, che per ora sceglie di non alzare troppo il tiro contro l’esecutivo, perché sono tante le pentole sul fuoco. Due appuntamenti, però, sono già fissati: il 13 settembre verrà presentato il Piano straordinario per il Lavoro (una sorta di manovra proposta dalla Cgil), mentre il 29 settembre l’impegno è doppio. In mattinata verranno portate in Parlamento le firme per la Carta dei diritti universali, mentre dalle 16,30 in piazza del Popolo si terrà una festa/manifestazione (con musica e comizio) per i 110 anni della Cgil.

L’Assemblea non ha sciolto invece il nodo della sostituzione dei tre componenti in uscita della segreteria confederale: Fabrizio Solari, Vera Lamonica, Serena Sorrentino. E non perché ci siano scontri, ma perché al contrario proprio la tessitura dell’esecutivo che attornia Camusso (sette persone oltre lei) servirà a preparare il Congresso del 2018. Prendendosi i suoi tempi, forse anche un anno, e magari con un numero ancor più alto di sostituzioni prima delle scadenze naturali, o un allargamento.

I criteri per la sostituzione sono tre: parità di genere, mix esperienza/giovane età, principio dell’unità. L’ultimo è il più interessante, perché compare per la prima volta nei due mandati della segretaria, finora caratterizzati da un esecutivo costruito tutto sulla maggioranza, per mancanza di accordo soprattutto con la Fiom. Al contrario, l’intento è ora quello di includere Maurizio Landini, facendolo addirittura sedere nel governo che guida la confederazione.

Un gioco di incastri non semplice, anche per motivi più “tecnici”: c’è da far entrare almeno due altre persone in segreteria, ovvero Rossana Dettori (ex leader Fp, che ha lasciato il posto anzitempo proprio a Sorrentino) e Vincenzo Colla, segretario dell’Emilia Romagna. Tutti e tre i papabili, però, superano i 50 anni di età, senza contare il fattore di genere, quindi insieme a loro bisognerà eventualmente innestare altri elementi. Il tutto anche nell’ottica della successione di Camusso: accanto alla più giovane Sorrentino, data mesi fa come possibile, adesso potrebbero correre lo stesso Landini (finora di fatto all’opposizione, è vero, ma in via di sdoganamento) e l’ancor più probabile Colla.

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