Il Rapporto sui crimini d’odio che avvelenano l’Italia

Il Rapporto sui crimini d’odio che avvelenano l’Italia

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La mappa dell’emergenza
L’olio nero del nostalgismo, della xenofobia, dell’odio razziale.
L’Italia come un pentolone dove ribollono istinti che sfociano nell’intimidazione e nella violenza discriminatoria di matrice nazifascista. Lazio al primo posto.
Seguono Lombardia ed Emilia Romagna. E poi Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia. Sono le regioni che negli ultimi anni hanno fatto da teatro al maggior numero di episodi di reati d’odio.
Una deriva geograficamente trasversale. Ma con una differente incidenza nelle varie aree del Paese. Complessivamente: 853 casi in tre anni: dal 2015 a tutto il 2017. Più di 284 all’anno. Quasi uno ogni due giorni. La mappa nera emerge da una ricognizione voluta dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, presso le corti d’appello italiane: un monitoraggio che Repubblica è in grado di anticipare e che adesso, dopo il razzismo terrorista di Macerata, rivela quanto sia alto nel nostro Paese il rischio, almeno potenziale, che altre situazioni simili possano deflagrare. Perché è intuibile che, a fronte di un quadro giudiziario «numericamente significativo» — come lo definisce il Guardasigilli — siano ancora e chissà quanto più numerosi i casi che accadono ma che non lasciano traccia perché non vengono denunciati: per paura o per omertà. E dunque non arrivano in tribunale. Che sul tema dei reati d’odio avrebbe avviato un “censimento” presso gli uffici giudiziari, Orlando l’aveva promesso a dicembre, nel mezzo del dibattito politico seguito al blitz squadrista dei militanti del Veneto Fronte Skinhead nella sede dell’associazione pro-migranti Como Senza Frontiere. Adesso con le informazioni raccolte dalle 26 Corti d’appello italiane (alcune sezioni distaccate hanno fornito i dati con comunicazioni separate), il quadro si compone. La classifica dei distretti giudiziari — stando al numero dei procedimenti iscritti nell’ultimo triennio — è guidata da Roma (circoscrizione del Lazio) con 202 processi. Subito dietro c’è Milano con 134. Poi viene l’Emilia Romagna: i giudici bolognesi hanno preso in esame 157 procedimenti. Novantanove in più di Firenze (57) che sta sopra Venezia (34). Poi ci sono Torino (31 casi), Palermo (21), Catania (14) e Caltanisetta (4); e la Campania con 27 procedimenti (14 Napoli, 13 Salerno). In alcune regioni del Sud il fenomeno sembrerebbe più circoscritto: sono solo 7 i processi istruiti nelle due corti d’appello pugliesi (Bari e Lecce, quest’ultima comprende la sezione distaccata Taranto).
Undici quelli calabresi (8 Reggio Calabria, 3 Catanzaro). Altri dati che emergono: i 25 procedimenti di Genova, i 18 della Sardegna (13 a Cagliari, 5 a Sassari), gli 11 dell’Aquila e i 6 di Perugia. A Bolzano — che comprende la sezione distaccata di Trento — sono stati 26. Qui va sottolineata una situazione: i contatti tra locali realtà skinhead germanofone e analoghe formazioni tedesche con posizioni neonaziste e razziste.
Contatti che spesso sono sfociati in comuni iniziative xenofobe.
Guardando più in generale all’Italia, negli ultimi tre anni le cronache hanno registrato un’escalation di casi di intimidazione, violenza e razzismo, con anche matrice nazifascista. Ricordiamo i più recenti. Del blitz delle teste rasate a Como (novembre 2017) si è detto.
A fine settembre al Trullo, periferia romana, gli scontri provocati da militanti di Forza Nuova per impedire lo sgombero di un appartamento popolare occupato abusivamente da una famiglia italiana, e che doveva poi essere assegnato a un cittadino eritreo. A ottobre il caso degli adesivi antisemiti di Anna Frank attaccati dagli ultrà laziali in curva Sud allo stadio Olimpico. Ed era un’ultrà laziale la militante di Forza Nuova protagonista assieme ad altri 11 del blitz intimidatorio sotto la sede di Repubblica a dicembre. I dati raccolti negli uffici giudiziari sono stati trasmessi da Orlando al procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio. «I gravi fatti degli ultimi giorni confermano l’opportunità di mantenere alto il livello di attenzione rispetto all’emersione di condotte di intolleranza e discriminazione», ha sottolineato il Guardasigilli. Sul tema del contrasto ai rigurgiti neofascisti a fine anno da via Arenula era partito un doppio input: una proposta al consiglio dei ministri per rendere più fluida la normativa per lo scioglimento dei gruppi neri; e uno alla Scuola superiore della magistratura per l’istituzione di un corso ad hoc sui reati d’odio. Si terrà a ottobre.

Fonte: PAOLO BERIZZI, LA REPUBBLICA



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