I Droni anti-immigrati della Turchia fabbricati a Rimini

I Droni anti-immigrati della Turchia fabbricati a Rimini

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RIMINI. Un muro di duecento chilometri, una «barriera» – così la chiama semplicemente la polizia bulgara – alta tre metri e mezzo. Acciaio e filo spinato per tenere fuori dalla Bulgaria i migranti in arrivo dall’est, dalla Turchia, cioè tutti coloro che non scelgono il mare per tentare di entrare nella Fortezza Europa. Sopratutto siriani e afgani in fuga dalla guerra e dalla povertà. Dovranno affrontare il muro ma non solo: al confine tra Bulgaria e Turchia sono schierati migliaia di agenti – tra poliziotti, doganieri e personale dell’agenzia europea Frontex – telecamere e sensori al suolo in grado di segnalare i movimenti. Tutto per impedire ai non autorizzanti – migranti e profughi – di mettere piede in Europa.

Nulla di molto diverso da quanto già promesso in campagna elettorale dal presidente Trump al confine Usa-Messico, con la differenza – faceva notare Usa Today pochi giorni fa – che negli States il muro non supera attualmente le 700 miglia, in Europa le barriere costruite dal 2015 ad oggi da Austria, Grecia, Ungeria, Macedonia, Slovenia e, appunto, Bulgaria, hanno toccato le 800 miglia. Senza contare ovviamente le enclave spagnole di Ceuta e Melilla, lembi d’Europa in terra d’Africa, e per questo ermeticamente sigillati.

A vigilare la tenuta stagna del confine bulgaro arriveranno anche droni di produzione italiana. Ad occuparsene una ditta di Rimini, che ha partecipato e vinto un bando europeo e ora si occuperà della fornitura dei mezzi e dell’addestramento dei piloti, agenti bulgari che manovreranno i droni e da remoto controlleranno il confine. A raccontarlo alla stampa riminese Fabio De Matteis, titolare dell’azienda riminese DroneBase, una delle società italiane con più esperienza nel settore. «Abbiamo partecipato a un bando europeo fatto dai bulgari per la fornitura di droni allo scopo di monitorare la linea di confine fra Bulgaria e Turchia. Il committente nel bando che abbiamo vinto – ha spiegato De Matteis – parla testualmente di immigrazione illegale e di controllare il varco illegale dei confini di Stato». Il contratto è già stato siglato, la Bulgaria pagherà macchine, assistenza e corsi di formazione per un totale di 35mila euro.

A volare sul confine bulgaro saranno dei droni da videosorveglianza di classe “Explorer 1000”, 80 minuti di autonomia, possibilità di operare anche in caso di pioggia, vento o altre condizioni meteo ostili,telecamera con zoom ottico da 10x e possibilità di montare una termocamera per poter operare con efficacia anche di notte. Sopratutto questi droni hanno la capacità di riconoscere persone oltre il mezzo chilometro di distanza. L’azienda di Rimini ha ricevuto la visita di esponenti della Repubblica bulgara, che hanno visionato i mezzi e le loro capacità sul campo, e poi chiuso il contratto. Non si sa molto sull’utilizzo concreto dei mezzi, se non che voleranno a 400 metri di quota per vedere senza essere visti o sentiti, e per evitare di essere eventualmente abbattuti da armi da fuoco. Gli stessi droni opereranno in Italia per salvare la vita ai turisti in villeggiatura nelle spiagge venete. In Bulgaria invece impediranno ai migranti di entrare in Europa e tentare di rifarsi una vita.

FONTE: Giovanni Stinco, IL MANIFESTO



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