Manifesto per l’inclusione e contro il razzismo, una rete degli amministratori antiSalvini

Manifesto per l’inclusione e contro il razzismo, una rete degli amministratori antiSalvini

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Si intitola Inclusione per una società aperta, e se non è il segnale di una rivolta di una valanga di sindaci e di alcuni presidenti di regione contro la Lega e contro il vicepremier Salvini, poco ci manca. Ieri i capigruppo del centrosinistra della regione Lazio hanno presentato il «manifesto degli amministratori locali» che rifiutano «la retorica dell’invasione e della sostituzione etnica» e «il discorso pubblico di denigrazione e disprezzo del prossimo e l’incitamento all’odio», che considerano «il governo della questione migratoria» una priorità ma in una prospettiva a lungo termine, e che «senza nascondere le difficoltà» si impegnano «a promuovere i valori della solidarietà e dell’accoglienza» e a «sostenere i processi di inclusione attraverso l’attuazione, nei territori, di un sistema ben strutturato, razionale, efficiente e solidale».

Ma qui il binario è un altro. Quello delle politiche sui migranti del governo gialloverde. Sulle quali neanche a dirlo il Pd è in difficoltà: la prossima settima arriverà alla camera il decreto per la cessione di 12 motovedette italiane alla Libia, senza alcuna garanzia del rispetto dei diritti umani in mare. I dem al senato hanno votato sì. Ma ora alla Camera il presidente del Pd Orfini chiede di ritirare l’appoggio a quell’operazione.

PRIMO FIRMATARIO il presidente Nicola Zingaretti, in grande attivismo per l’organizzazione della corsa al congresso del Pd. Una corsa che dal Nazareno il segretario Martina sta rallentando in tutti i modi.

Qui, sul fronte dell’appello, dopo Zingaretti a stretto giro sono arrivate le firme ‘pesanti’ del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, di Parma Federico Pizzarotti e di Milano Beppe Sala. Poi quella di Virginio Merola, primo cittadino di Bologna e del presidente della Toscana Rossi, e del vicepresidente del Lazio Smeriglio. Con loro, duecento amministratori, almeno fino a ieri. Da ogni parte d’Italia, dalle province di Trapani e Catania fino al Friuli Venezia Giulia, passando per i consiglieri dell’Emilia Romagna.

Una valanga di adesioni che ha stupito anche i promotori. Ma fino a un certo punto. Perché molti amministratori sono preoccupati per il clima che si va instaurando nelle strade delle città e delle loro periferie, che oltre a un problema di civiltà e diritti presto potrebbe porre anche un problema di ordine pubblico. «Dobbiamo ricordare a tutti che la fame non è una colpa», attacca Marietta Tidei, consigliera Pd, «Siamo qui per dire che nell’accoglienza c’è anche molto che ha funzionato: il programma Sprar è un esempio virtuoso». Che però seguono in meno di 1.500 comuni sugli 8mila d’Italia. «Vogliamo stringere le maglie di una rete istituzionale», spiega Marta Bonafoni, capogruppo della lista civica per Zingaretti, «Conta la quantità e la pronta risposta che stiamo avendo: la distribuzione geografica ci dice che c’è un’altra Italia, che con questo appello diventa una rete istituzionale che si pone come interlocutrice del governo. Anche noi siamo ‘Stato’ ed eserciteremo a pieno la nostra funzione».

Intanto quella del manifesto degli amministratori per l’inclusione è una scelta molto controcorrente, visto il consenso crescente intorno all’ala leghista del governo e alle sue continue iniziative antimigranti spesso oltre il limite del razzismo. «In Italia è stato imposto un racconto sull’immigrazione che alimenta l’odio e lo sfrutta per ottenere consensi. Il manifesto si rivolge agli amministratori locali che affrontano sul campo il tema dell’immigrazione con risultati virtuosi che spesso smentiscono quel racconto, ed è uno strumento per formare una rete istituzionale che potrà diventare un interlocutore autorevole e credibile in primo luogo di questo Governo, dettando indicazioni, strategie e proposte», spiega Alessandro Capriccioli di +Europa Radicali italiani. «Questa narrazione distorta sta portando a un imbarbarimento della nostra società», è l’allarme di Paolo Ciani, della lista Centro Solidale ma anche membro della Comunità S.Egidio, in questi giorni in prima linea contro le politiche del ministro Salvini. «Noi conosciamo una realtà fatta di un popolo variegato che vive tra noi pienamente integrato, che contribuisce alla nostra vita e fa parte del tessuto sociale. Che non fa notizia, che nessuno racconta». Ma «quando si parla di esseri umani come parassiti si raggiunge un livello molto pericoloso».

L’OBIETTIVO è un’iniziativa comune nel prossimo autunno. Che potrebbe anche unificarsi con la manifestazione nazionale contro il razzismo che viene invocata da molte associazioni dell’accoglienza, e per cui negli scorsi giorni nella Capitale si sono già svolti i primi abboccamenti. Un’iniziativa allargata e unitaria, magari convocata da un appello di personalità del civismo impegnato.

* Fonte: Daniela Preziosi, IL MANIFESTO



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