CGIL e UIL dichiarano lo sciopero generale

CGIL e UIL dichiarano lo sciopero generale

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La Mobilitazione. Cgil e Uil presentano la mobilitazione del 16 senza chiudere al dialogo. «A piazza del Popolo per dare voce al disagio e cambiare la manovra». Sotto accusa il merito («soldi ai ricchi») e il metodo: «Mai coinvolti, così si uccide rappresentanza sociale»

 

Per essere due «irresponsabili che vogliono spaccare il paese» – Matteo Salvini dixit – Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri sembrano fin troppo tranquilli. La desuetudine a proclamare uno sciopero generale in Italia – sette anni dall’ultimo – e a tentare di «rappresentare le istanze dei più deboli» ha portato commentatori e politici «sempre con redditi da 150 mila euro l’anno» a sorprendersi per una scelta che la conferenza stampa di ieri pomeriggio in un hotel del centro romano ha confermato essere logica, conseguente e ponderata rispetto ai comportamenti dei sindacati confederali.

TONI FERMI MA CONCILIANTI e l’intento esplicito di attaccare più la maggioranza che Draghi – l’incipit è stato «pur apprezzando lo sforzo del premier» – sono state la cifra di mezzora di esposizione del nuovo tandem barricadero confederale su due tavolini striminziti, ornati di bandiere con i due segretari che si alternavano a rispondere su quello con tutti i microfoni e la bandiera della Uil.

«Nell’ultimo mese – esordisce Bombardieri – nelle mobilitazioni su tutto il territorio abbiamo incontrato tante persone, tanta sofferenza, tanto disagio sociale. C’è la necessità di rappresentare un paese dove non va tutto bene come in tanti ci raccontano. C’era la speranza che la cicatrice della pandemia portasse il paese ad avere più rispetto del lavoro e invece non si vogliono dare risposte a queste persone. Per questo scioperiamo, uno strumento riconosciuto dalla Costituzione che speriamo sia rispettato», conclude Bombardieri.

«NOI IL 16 ABBIAMO DECISO questa mobilitazione – prende il testimone Landini – perché c’è bisogno di affermare la giustizia che, modificando il fisco, significa tutelare lavoratori e pensionati che pagano il 90% del gettito Irpef mentre invece le risorse sono state date anche ai redditi più alti, senza toccare le rendite e l’evasione fiscale. Ci dicono che la manovra è espansiva e c’è la ripresa. È assolutamente vero: ma per chi? Non per i più deboli». Senza dimenticare «la precarietà con l’80% di nuovi contratti precari e il decreto delocalizzazioni sparito da luglio e gli interventi sulle pensioni e il tavolo promesso e non avviato per cambiare la Fornero» (Landini) «le poche risorse per il fondo nazionale sulla non autosufficienza e la riforma degli ammortizzatori» (Bombardieri).

La contestazione è anche di metodo, un metodo che ha colpito anche Draghi: «Volevamo un confronto vero prima di prendere delle decisioni ma siamo stati sempre e solo informati a giochi fatti ed è grave che il presidente del consiglio sia stato messo in minoranza proprio quando ha tentato di congelare per un solo anno i benefici per i redditi sopra i 75 mila euro e dare un segnale minimo di solidarietà», sottolinea Landini ricordando lo stop di destra e Italia viva a qualcosa che Draghi aveva dato per sicuro ai sindacati e si è poi dovuto rimangiare venerdì. «Questo metodo – per Landini – uccide la rappresentanza sociale e non può andar bene per la riforma fiscale o le pensioni» anche perché «il taglio di un miliardo di Irap, tassa che finanzia la sanità, rischia di tramutarsi in tagli di servizi o aumenti delle addizionali perché le Regioni non hanno soldi per finanziare le maggiori spese per la pandemia», sottolinea Landini mentre Bombardieri ricorda come «anche Confindustria e Bankitalia, non club di bolscevichi, proponevano come noi il taglio del solo cuneo fiscale e l’Irpef».

DUNQUE «UNO SCIOPERO PER ottenere risultati e miglioramenti dopo che ci è stato detto che sul fisco non ci sono più margini e prima che il parlamento inizi a votare» con lo slogan «Insieme per la giustizia» che indica la volontà di difendere un’idea di giustizia sociale».

DAL PUNTO DI VISTA PRATICO, «il 16 per responsabilità non sciopereranno tutti coloro che lavorano nella sanità ma ci mobiliteremo anche per loro, a Roma a piazza del Popolo e in collegamento con le altre piazze a Cagliari, Palermo, Bari e Milano».
Il tutto senza escludere «nuovi incontri con il governo come abbiamo fatto durante la mobilitazione, il dialogo non è interrotto: si può manifestare e dialogare allo stesso tempo», è il mantra.

Il no della Cisl – ieri è andata in scena la prima manifestazione Cgil-Uil a L’Aquila dove gli uomini di Sbarra hanno deciso all’ultimo di non scendere in piazza dopo settimane di mobilitazioni unitarie in tutte le regioni mentre venerdì ci sarà lo sciopero della scuola con anche Snals e Gilda – viene naturalmente derubricato a «sensibilità diverse», stessa espressione usata da Sbarra due giorni fa. «Il sindacato confederale è unitario, non unico con storie diverse», spiega Bombardieri; «Abbiamo autonomia di giudizio valutando i governi da quello che fanno e non da come sono composti», sottolinea Landini.

Da parte Cisl ieri la Segreteria «ha preso atto con rammarico della decisione unilaterale di Cgil e Uil», «sbagliato ricorrere allo sciopero generale e radicalizzare il conflitto in un momento delicato; serve dialogo, coesione, responsabilità e partecipazione sociale».

POCHE ORE PRIMA PERÒ al ministero del Lavoro Cgil, Cisl e Uil avevano sottoscritto con Andrea Orlando il «Protocollo smart working» che delinea le linee guida – volontarietà, diritto alla disconnessione, no straordinario – per . Un segnale unitario per il futuro.

* Fonte: Massimo Franchi, il manifesto



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