I primi 20 anni del Rapporto sui Diritti Globali​

I primi 20 anni del Rapporto sui Diritti Globali​

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Nel 2022 il Rapporto sui diritti globali compie 20 anni. Un traguardo non scontato, data la fragile struttura dell’associazione Società INformazione Onlus, che lo ha ideato e lo realizza attraverso la propria redazione. Un’associazione non profit, formalizzata nel 2003, dall’inizio pensata e mantenuta come semplice servizio del progetto politico-culturale ed editoriale, a sua volta messo a disposizione di una rete di associazioni, nazionali e internazionali, che sapessero e volessero utilizzare il nostro lavoro. Convinti che il necessario cambiamento politico e sociale abbisogni di messa in rete, di sinergie e cooperazione, non di ennesime realtà, più o meno organizzate, ciascuna con la propria bandierina e le proprie necessità di affermazione, rafforzamento e preservazione. Non per niente, il Rapporto è nato a ridosso e all’interno del movimento altermondialista che si è espresso a cavallo del passaggio di secolo e di millennio, le cui analisi e intuizioni permangono un giacimento ancora utile e attuale, oltre che in parte inesplorato.

Da quel movimento mondiale, e da quelli precedenti, il Rapporto ha in parte ereditato tensioni ideali e visioni che avevano avuto corso nel Novecento, ma, assieme, ha cercato di superarle e innovarle dentro il nuovo quadro della globalizzazione e delle trasformazioni epocali, e irreversibili, intervenute.

Ci sembra che – purtroppo – le crisi in corso in questi anni e decenni, che si intersecano e si sommano, confermino ogni pessimistica analisi e previsione, compresa la nostra: a partire dalla perdurante crisi economica, passando per quella pandemica e quella bellica sino alla, più generale e risalente, crisi ambientale e al riscaldamento globale. E ci sembra, d’altra parte, che confermino il nostro peculiare e originale approccio dei diritti globali come necessaria “piattaforma” per costruire una alternativa: senza convergenza di lotte e movimenti, senza intersezione delle identità, senza collegamento e interazione tra sfere e generazioni diverse di diritti – troppo spesso, nel secolo scorso ma pure tuttora, messe in competizione e conflitto tra loro –, senza dialogo costruttivo con le istituzioni e le forze democratiche e progressiste non c’è possibilità di delineare una progettualità di cambiamento che non sia solo accademica, astratta o velleitaria.

Naturalmente, in tutto ciò, la nostra ventennale attività è nient’altro che un piccolo granello che cerca di camminare nella direzione giusta, magari riuscendo ogni tanto a contribuire a decifrare meglio qualche snodo e a individuare e descrivere qualche tendenza.

Inaspettatamente, e faticosamente, siamo giunti a compiere vent’anni.

Dal 2022 partecipa al nostro Rapporto sui diritti globali anche la Confederazione Europea dei Sindacati (European Trade Union Confederation, ETUC).

Il cambiamento radicale è dunque il segno, il senso e la direzione del nostro lavoro e del Rapporto sui diritti globali. Un cambiamento nel quale la questione dei diritti umani, in sensibile deterioramento in questi vent’anni, abbia la necessaria centralità.

Dopo il traguardo dei 20 anni di attività e pubblicazioni, il nostro impegno e lavoro continuano con nuova energia attorno a queste coordinate programmatiche. In un cammino nel quale contiamo di trovare vecchi e nuovi compagni di viaggio.

Sergio Segio

(direttore di Società INformazione e curatore del Rapporto sui diritti globali)



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