La tassa peggiore non si vede

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Antonio Accetturo e Carlo Menon, due ricercatori della Banca d’Italia, hanno ricostruito l’imposizione effettiva studiando i dati di bilancio di due campioni di imprese localizzate in regioni per molti aspetti simili: il Nord-Est italiano e l’Alpi-Rodano in Francia, la regione il cui capoluogo è Lione. A parità  di settore produttivo la pressione fiscale per le imprese italiane (calcolata come rapporto fra totale delle imposte pagate e profitti prima delle imposte, escludendo le imprese che hanno chiuso il bilancio in perdita) era pari al 43 per cento circa, contro il 26 per cento in Francia (questi dati si riferiscono al 2008). Una differenza tanto elevata, 17 punti in più, non si spiega con un diverso livello di spesa pubblica da finanziare. Anche tenendo conto degli interessi sul debito, che sono molto più elevati in Italia che in Francia, la spesa pubblica francese è più alta: 52 per cento del prodotto interno lordo, contro il nostro 47. L’unica spiegazione è che la distribuzione del carico fiscale è molto diversa, e in Italia grava sulle imprese in misura molto maggiore che in Francia. Il fisco non grava sulle aziende solo con le imposte. Una media impresa di Padova (anche questi dati provengono dallo studio della Banca d’Italia) deve compiere 15 pagamenti fiscali l’anno, che richiedono circa 351 ore di lavoro. In Francia il numero dei pagamenti è 7, e richiedono 132 ore. Si potrebbe pensare che le aziende italiane pagano di più perché ricevono dallo Stato servizi migliori. Evidentemente non è così, almeno per i servizi offerti dai tribunali, un caso di cui Alberto Alesina ed io abbiamo già  scritto sul Corriere del 5 giugno. Una ricerca svolta dalla Banca mondiale per conto della Regione Veneto mostra che per ottenere una sentenza di primo grado su una disputa commerciale a Padova sono necessarie 41 procedure e 1.808 giorni, con una spesa pari al 27,3 per cento del valore della causa. In Francia il numero di procedure è 29, che richiedono 331 giorni con un costo pari al 17,4 per cento della causa. Né è il caso per le infrastrutture: in un confronto con circa cento regioni europee, Veneto ed Emilia Romagna si collocano nei primi 15 posti della graduatoria Eurostat sulla congestione da traffico pesante, sebbene recentemente il nuovo Passante di Mestre abbia significativamente migliorato la situazione. Insomma, abbiamo certamente un problema di eccessivo carico fiscale sul lavoro. Riguarda le imprese, ma anche i lavoratori, che pagano un’aliquota del 30 per cento quando quella sui redditi finanziari è meno della metà , 12,50. Abbiamo anche un problema di qualità  ed efficienza della spesa. Questa non si migliora con tagli uguali per tutti, né impedendo ai Comuni con un bilancio in attivo di spendere i loro soldi, mentre lo Stato ripiana i debiti di Roma e di Catania. Ciò che servirebbe è un’analisi approfondita dei vari capitoli di spesa, come aveva iniziato a fare Tommaso Padoa-Schioppa con i suoi «quaderni bianchi» .


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