Via il governatore della «città  martire»

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 DAMASCO.Le manifestazioni di protesta di venerdì scorso, sotto lo slogan esplicito «Vattene!» indirizzato al presidente Bashar Al Assad, sono state le più affollate dall’inizio della protesta, nel marzo scorso. Nelle principali città  della Siria sono scese in piazza circa 500.000 persone. La marcia più numerosa, tra 200.000 e 400.000 partecipanti, ad Hama, la città  che subì, nel 1982, la sanguinosa repressione di Hafez al Assad, padre di Bashar, contro la rivolta dei fratelli musulmani. Lenta a unirsi alle proteste, Hama ne è diventata il nuovo epicentro da quando, tre settimane fa, l’esercito vi ha ucciso 70 manifestanti. Giovedì i soldati si sono ritirati dalla città , permettendo l’altissima partecipazione di ieri.

Bashar Al Assad ha licenziato il governatore di Hama. Le fonti ufficiali non riportavano alcuna motivazione ufficiale, ma secondo gli attivisti l’alto funzionari era considerato vicino ai manifestanti, perché aveva chiesto di evitare stragi.
Altri governatori di città  teatro delle proteste – Daraa, Homs, Latakia – sono stati sostituiti nei mesi passati, senza che questo abbia fermato le proteste, ormai sempre più diffuse sul territorio, più partecipate, più focalizzate sulla richiesta della caduta del regime, e giunte a lambire Aleppo – la città  più popolosa e importante centro economico – e Damasco, dove ieri nel quartiere centrale di Midan si incontravano capannelli di manifestanti che gridavano «barra, via» (riferito ad Assad) prima di essere dispersi dalla polizia. Nel frattempo nella vicina Bab tuma era in corso un raduno di sostenitori di Bashar. Le vittime di venerdì sono 24, migliaia gli arresti di manifestanti nell’ultima settimana, secondo il Coordinamento dei comitati locali. Mentre continuano le operazioni militari nei villaggi nel nord del paese al confine con la Turchia nella provincia di Idlib, circa 1000 rifugiati siriani sono rientrati nelle loro case nell’area di Jisr Al Shougur, mentre oltre 10.000 rimangono nei campi di accoglienza in Turchia.
Manovre in corso nel fronte dell’opposizione. Lunedì scorso si è tenuta nell’albergo «Semiramis» di Damasco la prima conferenza organizzata da esponenti storici dell’opposizione siriana e «tollerata» dal governo, che non ne ha impedito lo svolgimento. Gli oltre 150 partecipanti – che hanno specificato di non rappresentare le proteste della strada – chiedono la fine delle violenze e una transizione verso un regime democratico ma non le dimissioni di Bashar Al Assad. Il quotidiano inglese Guardian ha pubblicato il testo di una roadmap per la transizione promosso da alcuni oppositori e sostenuto dagli Stati Uniti.
Il 10 Luglio si terrà  l’incontro preliminare per il dialogo nazionale proposto dal governo, in cui «i rappresentati dell’opposizione sono stati scelti dal governo» accusa Aref Dalilah, economista ed oppositore. I giornalisti di CCN, Fox News ed Aljazeera international sono stati autorizzati ad entrare nel paese, anche se operano con alcune restrizioni.


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