Il pauperismo? Roba di ieri

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 ROMA.Un’assemblea costituente rivolta ai lavoratori della conoscenza, cioè a coloro producono contenuti, storie e informazioni, praticano un’arte oppure erogano servizi, da tenere tra fine settembre e inizio ottobre, al teatro Valle occupato oppure in un altro luogo da occupare nei prossimi mesi, sempre a Roma. E nell’attesa realizzare, da subito, un coordinamento al quale partecipino i grafici e gli attori, i formatori e i ricercatori, gli scrittori e gli artisti e i freelance del giornalismo che hanno partecipato all’occupazione del teatro, condividendone i principi e le finalità . Questo è il risultato della terza assemblea organizzata dagli scrittori TQ, insieme agli «intermittenti dello spettacolo» che occupano da 25 giorni il teatro Valle, dove hanno nuovamente preso la parola grafici e docenti precari della scuola, partite Iva e collaboratori, direttori di case editrici come Marco Cassini di Minimun Fax. Nel frattempo, la proposta è stata avanzata dallo scrittore Vincenzo Ostuni: bisogna realizzare un coordinamento stabile sul lavoro della conoscenza (che solo a Roma conta su almeno 240 mila persone, i dati sono quelli del Comune e risalgono al 2008). Il tentativo resta sempre quello di dare un volto ad una forma di vita, e ad un lavoro produttivo che nella Capitale ha un peso considerevole tra cinema, teatro, formazione e ricerca. Presenza sfuggente il cui destino è stato lasciato fino ad oggi agli spiriti selvaggi di un mercato ormai bloccato, oppure ai canali individuali delle raccomandazioni e delle filiazioni professionali. Anche ieri sono stati in molti a rifiutare la rappresentazione che i media usano per descrivere questa realtà . Questi lavoratori della conoscenza non si sentono «precari», ma «intermittenti», cioè presenze attive alle quali non vengono riconosciute le tutele e le garanzie minime che permettono di considerarsi «cittadini». La ricchezza che si respira in questi giorni al Valle è la smentita di 15 anni di pauperismo con il quale si è rappresentato il «precariato». Il Valle ha realizzato il salto dalla fase resistenziale ad una fase costituente. Forse è questo il senso del suo slogan principale: «Benvenuti nella lotta che già  vi appartiene». Tra le proposte concrete è emersa quella di un «coordinamento». «Dovrà  trovare nuovi interlocutori – ha poi precisato Vincenzo Ostuni – Un modo potrebbe essere quello di cercare un nuovo luogo da occupare in autunno dove si incontrano le discipline artistiche e scientifiche, come già  accade al Valle oggi. Dovrebbe essere anche un coordinamento a rotazione. Nella nostra idea i trenta e quarantenni sono una specie di classe generale, portano il peso di un mutamento epocale dovuto alla rottura del patto sociale. Se non affrontato, le conseguenze si rifletteranno sulle nuove generazioni». Quello che altrove sembra impossibile, in ogni occupazione diventa una realtà  immaginabile. È nata così anche l’occupazione del Valle più di due mesi fa in un’assemblea convocata dai lavoratori dello spettacolo al Piccolo Eliseo. In quel momento qualcuno lanciò la proposta che venne subito salutata con un applauso. Poche settimane dopo è diventata realtà . Per la regista Manuela Cherubini si resta sempre in bilico tra un’idea di cultura che è produttrice di profitto, ma che si deve affermare liberamente dal profitto. «Penso – dice – che questa non sia una dicotomia, ma una dialettica. Sono vere entrambe, ma devono definirsi con precisione. Il lavoro culturale produce profitto nei termini di un’economia di mercato. Ma dall’impostazione tradizionale dell’economia si deve affrancare dal profitto».


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