SERVE IL RIGORE MA ANCHE LA CRESCITA

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“Agli Stati il rigore, all’Europa la crescita”: la formula di Tommaso Padoa-Schioppa non occulta la necessità  di affrontare questo dilemma a livello nazionale, mettendo in atto riforme profonde che tengano conto degli obiettivi di riduzione delle diseguaglianze e dunque di promozione di una crescita sostenibile. Essa insiste, comunque, nel valore aggiunto degli interventi dell’Ue, al quale bisogna prestare maggiore attenzione per ragioni economiche, sociali e politiche.
Oggi come ieri, le regole del patto di stabilità  devono naturalmente essere rispettate, sia per il bene delle generazioni future che per evitare di cederne la sovranità  ai creditori privati. Ma l’Ue non può limitarsi a essere una Comunità  che proscrive i deficit eccessivi imponendo dei vincoli, siano essi giuridici o politici. Oltre a ciò, e come complemento al ruolo essenziale rivestito da ognuno dei suoi Stati membri, l’Unione europea deve contribuire a rispondere alle sfide della disoccupazione, che ha superato il 10% a livello europeo, e del rallentamento globale dell’attività  economica. L’Ue deve anche mostrarsi, oltre i confini dell’eurozona, come una fonte di crescita: essa si trova in una posizione migliore per agire in questo campo a fronte delle decisioni cruciali che dovrà  prendere nel 2012.
È necessario quindi che l’Ue completi l’approfondimento del mercato unico, a distanza di vent’anni dalla sua creazione nel 1992, allo scopo di realizzare tutte quelle potenzialità  di crescita e di occupazione che sono ancora parzialmente sfruttate. Come ha sottolineato Mario Monti nel suo rapporto del 2010, c’è ancora molta strada da percorrere, in particolare in materia di servizi, economia digitale e mercati pubblici. Ed è del tutto possibile percorrerla nell’ambito di un approccio equilibrato, in cui vengano appropriatamente integrati gli obiettivi sociali e il rispetto dell’ambiente. Nel suo Atto per il mercato unico, la Commissione ha stimato una crescita potenziale del Pil di almeno il 4% nel corso del prossimo decennio e ha recentemente proposto di accelerare il ritmo in questa prospettiva: spetta agli Stati membri e al Parlamento europeo cogliere questa prima sfida.
L’Ue deve inoltre trarre profitto dalla futura adozione del suo nuovo quadro finanziario pluriennale, dal momento che il bilancio comunitario è prima di tutto uno strumento di solidarietà , ma anche di crescita. Questo bilancio deve dunque contribuire maggiormente allo sviluppo dei programmi europei di ricerca ma anche accompagnare meglio l’approfondimento del mercato unico, in particolare mediante il finanziamento d’infrastrutture d’interesse comune nel campo dei trasporti, dell’energia e della comunicazione. In questo senso, è essenziale che i 50 miliardi di euro proposti dalla Commissione per il periodo 2014-2020 vengano approvati nel 2012 e vengano in seguito impegnati insieme a finanziamenti privati per incrementare l’effetto di leva del bilancio dell’Ue. Ma è allo stesso modo essenziale che, dopo aver deciso di un’utilizzazione più flessibile e anticipata dei fondi strutturali destinati ai paesi in difficoltà , l’Ue mobiliti immediatamente una somma equivalente al servizio delle infrastrutture d’interesse comune. Questo gesto eccezionale servirebbe a riequilibrare l’effetto depressivo delle misure di risanamento finanziario in corso.
A complemento di questi interventi di bilancio, è necessario infine che l’Ue, e più concretamente la Banca Europea per gli investimenti (Bei), s’impegnino direttamente nell’emissione di obbligazioni destinate al finanziamento delle spese future. L’emissione di queste obbligazioni può infatti rispondere agli enormi bisogni d’investimento individuati in Europa e permettere lo sviluppo di tali spese, sul punto di essere sacrificate in parecchi Stati membri. La Banca europea per gli investimenti è ben posizionata per emettere tali obbligazioni e portare così la propria capacità  di finanziamento annua a 200 miliardi di euro (contro gli 80 attuali), sulla base di un consolidamento del capitale e delle garanzie apportate dagli Stati membri.
Mercato interno, bilancio comunitario, obbligazioni europee: la mobilitazione congiunta di questi 3 strumenti può generare un aumento di attività  quasi immediato e importanti benefici in termini di crescita endogena a medio termine. Questo “pacchetto per la crescita” è più che mai indispensabile per scongiurare quelle incidenze economiche e sociali altamente negative indotte dal prolungarsi nel tempo del torpore europeo, ma anche per rafforzare la legittimità  dell’Ue agli occhi degli Stati membri e dei suoi cittadini.
L’autore è stato presidente della Commissione europea.
Attualmente è componente del consiglio direttivo del Comitato europeo di orientamento Notre Europe, di cui il testo che pubblichiamo è la dichiarazione annuale


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