Aggrediti dal cemento

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L’ingegnere capo del genio civile di Messina parla con voce trafelata. Col cuore denso di rabbia e negli occhi lo strazio di un territorio macellato, esposto; nelle orecchie le parole di sconforto degli abitanti di contrada Scarcelli a Saponara, piccolo centro sul versante tirrenico a 23 chilometri da Messina capoluogo, costretti da ieri ad abbandonare le proprie case per l’ordine di evacuazione del sindaco Nicola Venuto. Gaetano Sciacca, l’ingegnere capo del genio civile, da qualche anno a Messina è la voce stonata nel coro di parole inutili che amministratori, consiglieri e commentatori vari dedicano alle alluvioni, al dissesto idrogeologico, alle morti di Giampilieri, al recupero del suolo.
A Giampilieri, il 1 ottobre del 2009, morivano 37 messinesi sepolti dal fango di una collina crollata sulle case. Lui, Sciacca, poche ore dopo ricordava a tutti – proprio dalle pagine del manifesto – che le sue denunce sulla fragilità  di un territorio aggredito dalle costruzioni erano state opportunamente inviate alle autorità  competenti insieme a un piano di interventi mai realizzato. Fino alla tragedia. Da Giampilieri in poi, l’unica a mantenere le promesse di stanziamento dei fondi pubblici è stata la Regione siciliana che ha investito per l’apertura di 21 cantieri in quelle aree sulla fascia ionica di Messina 40 milioni di euro. I 160 milioni di euro promessi dal premier dimesso Silvio Berlusconi sono un miraggio. Lo sono stati in questi due anni e continuano a esserlo dopo la firma dell’ordinanza con cui l’ex presidente del consiglio, solo il 2 settembre scorso, prevedeva lo stanziamento. Un territorio abbandonato. E malgovernato, come continua a dire Sciacca dopo la tragedia che ieri sera a Saponara ha portato via con fango e rabbia la vita di Luca Vinci, un bimbo di dieci anni e quelle di Luigi e Giuseppe Valla, padre e figlio.
«Non si può consumare altro suolo – tuona Sciacca – Non si può costruire ovunque rilasciando concessioni edilizie senza considerare le ricadute su un territorio fragilissimo. I sindaci facciano la prima cosa essenziale e doverosa per il compito che gli viene consegnato: garantire la sicurezza dei cittadini. Finché la vera emergenza sarà  un territorio così a rischio l’emergenza non si esaurirà  mai». È agitato Sciacca ma lucido come sempre e ai sindaci del territorio siciliano manda a dire chiaro e tondo: «Il governo del territorio spetta al sindaco che lo esercita attraverso la pianificazione territoriale dei piani regolatori generali. Basta nuove costruzioni. Stop all’aumento degli indici di edificabilità . Il nostro territorio non può più sopportarlo. I soldi delle amministrazioni pubbliche non possono essere spesi per le opere di urbanizzazione a vantaggio delle nuove lottizzazioni. I soldi devono essere spesi per la valorizzazione e la messa in sicurezza dell’esistente. È uno scempio non più sostenibile». Parole che suonano come una sentenza e che si concentrano sulle omissioni locali tralasciando quelle di un governo nazionale che ha dimenticato il territorio del meridione e quello della provincia di Messina in particolare. Segnata a ogni ottobre – il mese delle alluvioni e dei nubifragi in questa area della penisola – dal rischio di tragedie legate al maltempo che sbriciola interi tratti collinari. È successo già  nel 1998 quando morirono a Messina città  cinque persone, si è ripetuto nel 2009 a Giampilieri con 37 vittime. Si è replicato ieri a Saponara con tre morti.
Il governo Monti, intanto, muove i primi passi. I ministri dell’Ambiente Corrado Clini e dell’Interno, Anna Maria Cancellieri sono stati in prefettura ieri pomeriggio per discutere delle misure d’emergenza e di una primissima stima dei danni per portare in consiglio dei ministri, in programma domani, il caso Messina. E individuare le risorse da destinare a questo territorio. Conferma anche l’assessore al Territorio della Regione siciliana, Sebastiano Di Betta: «Il Corpo forestale della Regione già  ieri ha effettuato i primi sopralluoghi nelle zone alluvionate per una primissima conta dei danni. Il ministro Clini ha assicurato l’intervento del governo».


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Sconvolgenti, intollerabili, gravissime, inquietanti, bestiali, inaccettabili. Ci vogliono pochi secondi prima che il tritacarne politico e l’eccitazione mediatica mastichino ogni riflessione e riversino tutto nel teatrino del conflitto. Difficile, davvero, pensare che il giurista Stefano Rodotà possa condividere anche solo un frammento dei documenti delle nuove o vecchie Br.

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