Ore decisive per Finmeccanica spunta Bernabè, ma lui dice no

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ROMA – Franco Bernabè non è disponibile a prendere il posto di Pier Francesco Guarguaglini alla presidenza della Finmeccanica, gruppo al centro di uno scandalo con una serie di risvolti giudiziari. L’ipotesi di ricorrere all’attuale presidente esecutivo di Telecom ha cominciato a circolare con insistenza negli ultimi due giorni. Dalla sua, la grande esperienza manageriale, le relazioni internazionali (decisive per un gruppo come quello di Finmeccanica), il suo passato al vertice dell’Eni dove dovette affrontare anche la tempesta di Tangentopoli.
Ma ieri, Bernabè in alcune conversazioni con i suoi più stretti collaboratori è stato netto: «Nessuno me l’ha chiesto, e se me lo chiedessero direi di no». D’altra parte l’incognita perché una candidatura di quel tipo potesse camminare era proprio rappresentata dalla disponibilità  del manager a lasciare Telecom. Ipotesi sfumata, dunque.
A questo punto restano due i candidati possibili per la presidenza: Gianni De Gennaro, attuale capo dei servizi segreti ed ex numero uno della polizia, e Pier Gaetano Marchetti, presidente di Rcs, in scadenza ad aprile. Più debole l’ipotesi di Amedeo Caporaletti classe 1931, presidente di Alenia Aeronautica, manager dal curriculum tutto interno al gruppo, e, proprio per questo, sostenuto dal “partito Finmeccanica” di cui fanno parte anche i sindacati. Ma nel caso si arrivasse all’azzeramento di tutto il vertice di Finmeccanica e quindi saltasse anche l’amministratore delegato Giuseppe Orsi, la rosa dei papabili si allargherebbe a Mauro Moretti, attuale amministratore delegato delle Ferrovie e Vito Gamberale, ad di F2i. Il quadro si chiarirà  entro giovedì prossimo, il giorno del consiglio di amministrazione straordinario di Finmeccanica convocato per la revoca delle deleghe al presidente Guarguaglini. Non è escluso che lo stesso Guarguaglini possa dimettersi prima. Il manager toscano ha detto che lo farebbe se glielo chiedesse direttamente il presidente del Consiglio, Mario Monti. È anche possibile che formalmente la richiesta arrivi. Un braccio di ferro in cui – è facile prevedere – in ballo c’è la questione della ricchissima buonuscita di Guarguaglini.
In ogni caso il governo ha deciso la sua linea già  mercoledì scorso quando il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà , ha incontrato Guarguaglini a Palazzo Chigi: c’è bisogno di una svolta. La prospettiva di una soluzione per il gruppo di piazza Monte Grappa è stata apprezzata ieri in Borsa, dove il titolo ha chiuso con un + 3,5 per cento a 3,0740 euro.
Ma non c’è solo la vicenda giudiziaria. L’ad Orsi (manager scelto in quota Lega e con buone aderenze anche in Comunione e Liberazione) ha presentato un piano di ristrutturazione con effetti pesantissimi: cessione di asset per circa un miliardo di euro. Un vero ridimensionamento per il gruppo che ora occupa più di 70 mila persone in tutto il mondo. Ieri a Roma hanno manifestato in circa cinquemila gli addetti del settore trasporti, tra i quali anche quelli di Finmeccanica. Il settore più a rischio del gruppo. Orsi non ha escluso la cessione di Ansaldo Breda (trasporti) e, insieme di Ansaldo Sts, azienda gioiello nel segnalamento ferroviario. I sindacati dicono no allo “spezzatino”, chiedono un piano di rilancio per assicurare l’occupazione, ma chiedono anche un rapido ricambio al vertice. «Per le vicende giudiziarie che coinvolgono il gruppo – ha detto il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere – c’è bisogno che rapidamente le persone investite, in attesa delle decisioni della magistratura, facciano un passo indietro».


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