«Patto Parigi-Roma-Berlino per fermare l’attacco all’euro»

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PARIGI — C’è l’Italia al cuore della lotta per la sopravvivenza della moneta unica, che culminerà  con il prossimo vertice europeo dell’8 e 9 dicembre. Parigi, Berlino e Roma stanno lavorando per creare una nuova «unione della stabilità » che rafforzi la disciplina di bilancio nell’eurozona. «La Francia, la Germania e l’Italia vogliono essere il motore di un’Europa che sia molto più integrata, molto più solida e con meccanismi di regolamentazione virtuosi, in modo che nessuno possa chiamarsi fuori dalle regole», ha annunciato ieri in tv la ministra del Bilancio francese, Valérie Pécresse. «Non sarà  un patto a tre ma un patto per una nuova governance con veri regolatori e vere sanzioni, che dia veramente fiducia ai mercati», ha aggiunto.
L’iniziativa delle tre maggiori economie della zona euro avrebbe già  ricevuto, secondo il quotidiano tedesco Tagesspiegel in edicola oggi, il sostegno dell’Olanda e della Finlandia, due Paesi in questa fase cruciali perché fanno parte del «club della tripla A» (con Francia, Germania, Austria e Lussemburgo) che potrebbe propendere per l’ipotesi della «super-Europa» composta dai soli Stati più forti. La divisione in un’Europa di serie A e di serie B sembra tramontare e lasciare spazio a una riproposizione — rafforzata — della visione di Maastricht messa a punto quasi vent’anni fa. «Prima del vertice dell’8 dicembre preciseremo agli altri Stati la proposta per trasformare l’eurozona in una unione della stabilità », ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schà¤uble.
L’Eliseo ha escluso ieri l’intenzione di dare un’impulso federale alle istituzioni europee, negando la possibilità  di un ulteriore cessione di sovranità  alla Commissione, che probabilmente verrebbe respinta dai parlamenti di Parigi e Berlino. Bisogna fare presto, non c’è tempo per pensare agli Stati Uniti d’Europa, e il metodo più rapido sarebbe usare il «modello Schengen»: vanno avanti subito gli Stati già  convinti, gli altri si accoderanno, con una geometria variabile.
Certo, nei giorni in cui Parigi, Berlino e Roma vogliono «tornare a Maastricht», è curioso che una nuova nota severa verso l’Italia sia venuta ieri dall’Eliseo: «Spetta all’Italia fare quello per cui questo Paese si è impegnato», ha detto una fonte della presidenza francese, forse dimenticando che il patto di stabilità  di Maastricht fu ritoccato — al ribasso — una prima volta nel 2003, perché la Francia non era in grado di rispettarlo. Comunque, l’Eliseo ha poi aggiunto che «nessuno mette in dubbio la volontà  di Roma di mantenere gli impegni presi», ponendo l’accento sulla solidarietà : «Se esiste un problema italiano, è il cuore dell’eurozona a essere colpito. L’impegno di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel per sostenere l’Italia è molto forte».
Ecco l’altro aspetto per cui tutte le attenzioni si concentrano sull’Italia: il nostro Paese, tornato fondamentale per architettare soluzioni istituzionali alla crisi, resta il più minacciato dai mercati. L’Italia deve farcela, se si vogliono davvero nutrire speranze sulla sopravvivenza dell’euro. Nelle ultime ore Parigi sembra puntare sull’intervento del Fondo monetario internazionale a favore dell’Italia, dopo che gli sforzi per trasformare la Banca centrale europea in prestatore di ultima istanza sono stati una volta di più respinti dalla cancelliera Merkel, e dopo che l’Italia ha già  respinto una volta l’offerta di un prestito da parte del Fmi: fu al vertice G20 di Cannes del 4 novembre, allora il presidente del Consiglio italiano era Silvio Berlusconi ma non è detto che il nuovo premier Mario Monti abbia su questo punto una posizione molto diversa.
L’altra possibilità , nell’ottica della Francia, è che la Bce di Mario Draghi si risolva infine a fare all’Italia — e quindi all’Europa — un «regalo di Natale» (definizione del Financial Times), rassicurata dalle nuove misure che il premier Monti presenterà  al Consiglio dei ministri il 5 dicembre. Sarkozy ha rinunciato a fare della Bce l’equivalente europeo della Federal Reserve americana o della Banca d’Inghilterra. Però, se non si politicizza troppo la questione, l’Eurotower potrebbe lasciarsi convincere a giocare un ruolo maggiore nella crisi soprattutto nel caso in cui, nel vertice dell’8 dicembre, l’Europa sia capace di presentare un piano credibile per il ritorno alla stabilità  finanziaria.
I prossimi giorni potrebbero essere decisivi. Domani sera Monti sarà  a Bruxelles, in qualità  di ministro dell’Economia, per la riunione dell’Ecofin; giovedì primo dicembre il presidente Nicolas Sarkozy pronuncerà  a Tolone un grande discorso sull’Europa.


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