“Azzardopoli”: almeno 41 i clan seduti al tavolo verde

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ROMA – I “giochi delle mafie” coinvolgono almeno 41 clan: tanto stretto è l’intreccio tra gioco d’azzardo e criminalità  organizzata, che emerge dal primo dossier di Libera del 2012, dedicato ad “Azzardopoli” e presentato stamattina presso la Federazione nazionale della stampa. Il rapporto, curato da Daniele Poto descrive numeri, storie e giro d’affari di quella che risulta essere la terza impresa del nostro Paese, “l’unica – si legge – con un bilancio sempre in attivo e che non risente della crisi”: un fatturato legale stimato in 76,1 miliardi di euro, a cui aggiungere almeno 10 miliardi provenienti dal gioco illegale. Un fatturato che pone l’Italia al primo posto in Europa e al terzo nel mondo in questo settore. Gli italiani spendono circa 1.260 euro procapite l’anno in videopoker, slot-machines, Gratta e vinci e sale Bingo: 800 mila sono i giocatori patologici, che giocano in media tre volte a settimana, per una spesa mensile di almeno 600 euro. Quasi 2 milioni sono invece i giocatori a rischio. Con un simile giro d’affari, “l’azzardo è diventato la nuova frontiera del crimine organizzato – ha detto don Luigi Ciotti, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione –  Almeno 41 famiglie penetrano, in vario modo, nel gioco legale e illegale, tramite l’acquisto di biglietti vincenti, il controllo delle slot machine e altre modalità ”. Al “tavolo verde” stanno seduti membri dei Casalesi e dei Mallardo, dei Santapaola e dei Condello, dei Mancuso e dei Cava, dei Lo Piccolo e degli Schiavone, per citarne solo alcuni. Dieci sono le concessionarie accreditate in questo momento, ma le “mafie – si legge nel dossier – si accreditano ad essere l’undicesimo concessionario occulto del Monopolio”.

Dieci direzioni distrettuali antimafia nell’ultimo anno hanno svolto indagini in alcune delle principali città  italiane: Roma, Bologna, Caltanissetta, Catania, Firenze, Napoli, Lecce, Palermo, Potenza, Reggio Calabria. Le infiltrazioni dei clan nel gioco d’azzardo avvengono secondo svariate modalità , tra cui l’acquisto, con sovrapprezzo, dei biglietti e delle schedine vincenti. “Con questi biglietti – ha spiegato Diana De Martino, della Direzione distrettuale antimafia – riescono a giustificare il possedimento di grandi patrimoni ed eludendo così i sequestri. Il settore in cui maggiormente si concentra la criminalità  organizzata – ha aggiunto la De Martino – è quello delle macchinette, da cui peraltro deriva il 50% dei guadagni. I clan intervengono scollegando le macchinette dalla rete telematica che consente il controllo da parte dello Stato, svincolandole di fatto dal pagamento del 12% di tasse e facendo così impennare i guadagni. Queste macchinette vengono poi imposte ai gestori degli esercizi commerciali e sottoposte al controllo dei clan”. Secondo il dossier, sono 400.000 le slote machine in Italia, “una macchinetta mangiasoldi ogni 150 abitanti”. 294 sale e oltre 50.000 macchinette sono concentrate a Roma e provincia. (cl) 

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