Brucia la casa e stermina la famiglia lite per la separazione, cinque morti

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TRAPANI – Non lavorava e voleva soldi. Sempre più soldi che andavano in fumo tra le slot machine dei bar di quel quartiere di casermoni di case popolari che all’alba di ieri è stato svegliato dalle sirene. Un cadavere sul selciato, una finestra al quinto piano spalancata con una nube di fumo nero e dentro l’appartamento, chiuso a chiave dall’interno, quattro corpi che i vigili del fuoco tirano via nel tentativo di salvarli da quello che sembra un incendio domestico. Poi le evidenti ferite da taglio sul corpo di una donna aprono lo squarcio sull’agghiacciante tragedia della follia. Un disoccupato quarantenne, Pietro Fiorentino, separato da alcuni mesi, si presenta a casa della suocera nel cuore della notte in pigiama, uccide la moglie Stefania Mighali, 41 anni, la figlioletta Daniela di 9, la suocera Nunzia Rindinella e il cognato Hans Mighali, 50 anni, affetto da sindrome di Down, appicca il fuoco e si toglie la vita buttandosi dal quinto piano. E, sullo sfondo, le recriminazioni per quello che ha tutta l’aria di un caso di stalking sottovalutato e finito in tragedia.
Una vicina di casa lo afferma con certezza: «L’ultima volta l’aveva minacciata persino davanti ai carabinieri: “Ammazzo te e tua figlia”», ma di denunce negli archivi delle forze dell’ordine non c’è traccia. Il procuratore Marcello Viola dice: «Ho ordinato ulteriori verifiche, ma tra i compiti delle forze dell’ordine c’è anche quello della bonaria composizione delle liti». Insomma, se i carabinieri erano intervenuti per difendere Stefania dalle aggressioni del marito, mai nessuna denuncia era stata formalizzata. Sembrava solo una separazione difficile come tante altre. «Stefania, Daniela, vi amoooooo», si legge sul profilo Facebook di Pietro Fiorentino che negli ultimi giorni aveva pubblicato anche un post sui “cuori feriti”.
La separazione tra i due non era mai stata formalizzata, ma da alcuni mesi Stefania se n’era tornata a casa dell’anziana madre che viveva con il figlio down, “u’picciriddu”, così tutti chiamavano il cinquantenne Hans, che aveva raggiunto la notorietà  come testimonial dell’Unitalsi nei suoi frequenti viaggi a Lourdes dove aveva cantato nella basilica insieme a Gianni Morandi. 
Pietro la sera consegnava pizze a domicilio. Stefania, nella casa popolare da 180 metri quadri che era stata assegnata alla madre e al fratello, aveva messo su una sorta di casa di riposo, ospitando anziani a pagamento. Quello che è accaduto in via Omero non è ancora chiaro. Probabilmente Pietro Fiorentino si è presentato a casa dalla moglie, poi l’ennesima discussione si è trasformata in tragedia. Con un’arma a punta, forse un taglierino che è stato sequestrato dai carabinieri, ha colpito Stefania al viso, al collo, al petto, forse uccidendola. Poi ha colpito anche la piccola Daniela e la suocera, ma è molto probabile che a completare la strage sia stato il monossido di carbonio sprigionato dal fuoco che l’uomo ha appiccato alla tappezzeria del letto della moglie dopo aver accatastato nella stanza mobili, libri, suppellettili. Poi si è gettato dal balcone del quinto piano.


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