Banca Mondiale, il board ha scelto Jim Yong Kim nuovo presidente

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NEW YORK – Barack Obama ha piazzato il suo candidato alla testa della Banca mondiale, un personaggio due volte inedito: medico e coreano. L’impatto innovativo di questa nomina è stato però parzialmente indebolito dalle polemiche dei paesi emergenti, sempre più critici verso il “duopolio” Usa-Ue che controlla le nomine ai vertici delle due istituzioni di governance economica globale, cioè il Fondo monetario e la Banca mondiale.

Per ora questa consuetudine ha retto: e così ieri la “fumata bianca” ha annunciato che al posto di Robert Zoellick (nominato da George Bush nel 2007) subentra come presidente della World Bank Jim Yong Kim. Con una biografia davvero eccezionale. Il “dottor Kim” come viene giustamente chiamato (negli Usa questa qualifica vale solo per medici o chi ha un Ph. D.) nacque 52 anni fa a Seoul in Corea del Sud, ma è diventato cittadino americano.

E’ un medico di chiara fama, esperto di problemi di salute a livello globale. Infatti prima di diventare rettore del Darmouth College ebbe un incarico presso l’Organizzazione mondiale della sanità  (Oms) dove fu messo a dirigere il dipartimento che si occupa della lotta contro l’Aids. In precedenza aveva dato vita ad una ong filantropica, attiva sempre nel campo della salute, Partners in Health.

Questo curriculum di Kim rappresenta una rottura rispetto al passato: i presidenti della Banca mondiale venivano o dal mondo della finanza o da quello della politica, e il più delle volte erano  dei tecnocrati con qualche esperienza di governo. La scelta di Obama è una chiara indicazione strategica: la Banca mondiale dovrà  occuparsi meno di economia e più di qualità  della vita, dovrà  assegnare meno importanza alle aride cifre del Pil e più attenzione a ciò che crea davvero benessere. I suoi compiti resteranno ancorati ai paesi più poveri.

E’ la divisione dei ruoli che fu sancita alla nascita nel 1944, quando la conferenza internazionale di Bretton Woods voluta da Franklin delano Roosevelt fissò le regole dell’assetto post-bellico dell’economia internazionale: il Fmi si occupa di macroeconomia, cambi e bilance commerciale; la Banca mondiale si concentra sugli aiuti allo sviluppo.

Anche se molti dei paesi ex-poveri del 1944 sono diventati nel frattempo delle potenze emergenti (Cina, India, Indonesia, Brasile sono tra gli esempi più clamorosi), la World Bank continua ad essere un’istituzione potente: Kim governerà  su uno staff di 9.000 economisti ed amministrerà  un portafoglio di prestiti del valore di 260 miliardi di dollari. Resta il neo della sua nomina: è avvenuta per la prima volta a scapito di una candidatura ufficiale dei paesi emergenti. La sfidante era una donna, e con delle credenziali paradossalmente più “tradizionali”: Ngozi Okonjo-Iewala è una economista nigeriana che ha fatto un bel pezzo della sua carriera proprio fra i top manager della Banca mondiale, prima di essere richiamata in Nigeria dove attualmente è ministro delle Finanze.


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