I giovani in rivolta e lo schiaffo alla vecchia politica

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Le elezioni anticipate di ieri hanno sconfitto, anzi schiaffeggiato la vecchia politica e i vecchi partiti e hanno premiato le forze della contestazione e dell’intransigenza, a sinistra come a destra. Qualche analista prevede che il risultato della Grecia, accostato alla vittoria socialista di Hollande in Francia, sia l’avvio di una «primavera europea» con l’obiettivo di modificare rapporti di forze che sembrano ormai insostenibili. Il risultato delle urne, in attesa degli ultimi definitivi dettagli percentuali, è ormai chiaro: il centrodestra di Nuova Democrazia vince di stretta misura, ma certo non può esultare: perché ha preso molto meno di quanto sperava e perché al secondo posto non c’è il socialista Pasok, con il quale si sarebbe potuta fare quella «grande coalizione» sulla quale puntavano gli ottimisti e i mercati. La spinta giovanile ha infatti trascinato al successo, a stretto ridosso del centrodestra la Coalizione di sinistra Syriza, nettamente contraria al memorandum firmato con Unione Europea, Bce e Fondo monetario e critica nei confronti delle griglie dell’eurozona. Quindi disponibile soltanto a rinegoziare drasticamente il gigantesco debito greco. A nuove e ben diverse condizioni. Notizie, quindi, assai poco rassicuranti per chi pensava che si sarebbe comunque creata ad Atene una maggioranza di governo magari disomogenea ma almeno determinata a continuare la realizzazione del piano di risanamento. Piano doloroso per un Paese che è in recessione da quasi cinque anni. Ecco perché il voto conferma che sono stati puniti tutti i partiti impegnati sulla linea del rigore, compresi i nazionalisti del Laos, costretti a un brutale ridimensionamento per aver condiviso le responsabilità  del governo semitecnico di Lucas Papademos, ex vicepresidente della Bce. Se è vero, come pare, che nell’analisi dell’affluenza alle urne l’astensione ha riguardato i maturi e gli anziani, mentre molti giovani hanno accettato la sfida delle urne, ecco che appare più chiara la nuova geografia del consenso. Che ha riguardato sia la sinistra sia la destra. Se Syriza è la clamorosa sorpresa di una sinistra che ha visto tremare per la prima volta le certezze dei neostalinisti del Kke, a destra la contestazione è stata quasi brutale. Perché Nuova Democrazia ha perso la sua costola estrema, con l’indubbia affermazione degli xenofobi e neonazisti di Alba d’oro, ma è stata colpita dall’indubbio successo del movimento Greci Indipendenti di Panos Kammenos, ovviamente nazionalista e contrario ai sacrifici. Nelle sedi di tutti i partiti, a cominciare dalle terremotate certezze della vecchia partitocrazia, si tracciano proiezioni sulla distribuzione dei seggi. Ed è davvero un pianto greco, perché è difficile, anzi quasi impossibile formare una maggioranza governativa ignorando l’urto della volontà  popolare, che ha bocciato le forze che sostengono il memorandum con Ue, Bce e Fondo monetario. La Grecia insomma è entrata in un tunnel e non si esclude neppure che, in nome del realismo e dell’attaccamento alla poltrona, qualcuno si rimangi le promesse e i rigorosi impegni sottoscritti. La prima risposta, oggi, la daranno i mercati e fra qualche giorno i nuovi eletti della Grecia. Se non si farà  un governo, si penserà  subito a nuove elezioni. In un clima da brividi. Anzi, da paura.


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