«Tagliamo interventi inutili»

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Ma più cure significa aumento della spesa.
L’incremento della spesa sanitaria intanto è una costante da anni ed è determinata da fattori diversi. Aumenta la possibilità  di offerta delle prestazioni e dunque aumentano i costi aggiuntivi, le nuove tecnologie diagnostiche costano e gli ospedali le acquistano dai privati. C’è un incremento di spesa che definirei utile: aumenta l’età  media della popolazione, aumentano le patologie croniche ma anche la capacità  di risposta, dunque le cure funzionano. Poi c’è una spesa che definirei inutile. Non sempre, per esempio, i farmaci ad alto costo autorizzati per certi tipi di trattamento trovano consenso tra i professionisti. Mi domando quanto incida il business farmaceutico in questa scelte.
Milioni di italiani si impoveriscono e rinunciano a curarsi. E’ uno scenario che comincia a palesarsi anche nella ricca Lombardia?
Certamente. Già  da sette anni sono state ridotte alcune prestazioni che erano garantite e quindi l’offerta si è decisamente ridotta. Nella ricca Lombardia, per esempio, il parto epidurale non è garantito in tutti gli ospedali, come lo è in altre regioni. Anche alcune prestazioni di riabilitazione e fisioterapia non sono più garantite e questo è un problema considerando l’invecchiamento della popolazione. Per non parlare dell’ondontoiatria. Lo stato di benessere anche sociale dei cittadini lo si capisce dalla dentatura. La sanità  pubblica su questo versante è un disastro e non è una caso se stanno fallendo tanti dentisti. Non ci sono soldi per curarsi.
Nell’impossibilità  di tagliare in un settore già  in affanno, come fare se il problema è reperire risorse? Partirà  una insidiosa campagna contro gli sprechi. Ce ne sono sprechi?
Il punto è che quando si indebolisce il welfare socio assistenziale il problema si riverbera sulla sanità  pubblica, con i pronto soccorso presi d’assalto. Gli sprechi, comunque, ci sono. Nel privato accreditato per funzioni che non servono, per esempio: in Lombardia ci sono unità  di cardiochirurgia in numero più o meno uguale di quelle di tutta la Francia. Eccessivo, no? La duplicazione di certi servizi serve solo a fare business, ecco uno spreco che non tiene conto dei bisogni reali della popolazione. Il boom dell’ortopedia è un altro caso esemplare: ci sono pazienti con sei mesi di vita che vengono operati alle ginocchia. Il problema vero è l’appropriatezza dell’intervento: l’intervento giusto deve essere fatto al paziente giusto e nel momento giusto. Un’altra modalità  di spreco lo possiamo riconoscere nelle modalità  di acquisto del materiale sanitario: non è possibile che in qualche regione una siringa arrivi a costare anche venti volte di più che in un’altra.
Ci si rivolge sempre più al privato (+25%). Ma se il pubblico riuscisse a tenere i suoi pazienti invece che dirottarli nel privato non riuscirebbe a migliorare i suoi conti? La domanda complessiva di salute è economicamente insostenibile per una azienda pubblica?
In Lombardia ormai siamo in un sistema di doppio binario. Se qui cancellassimo tutto il privato, il pubblico non ce la farebbe. Ma in alcune regioni dove la situazione è diversa, tendenzialmente, direi di sì. Non per niente la nostra sanità  pubblica, a livello mondiale, è sempre nelle prime posizioni, nonostante nord e sud purtroppo registrino risultati a due velocità .
Un paziente su tre dice che la sanità  è peggiorata. Sono solo sensazioni o c’è del vero?Il peggioramento è evidente. In un periodo di crisi la situazione è più difficile da gestire, anche se è vero che le soggettività  incidono sulle valutazioni pessimistiche. Non ci sono risorse e non ci siamo ancora dotati degli strumenti utili per gestire le criticità  di cui parlavo prima, l’appropriatezza degli interventi innanzitutto.
Il Censis suggerisce la sanità  integrativa.
Potrebbe essere un’idea, il modello tedesco è un esempio positivo. Ma bisogna vedere per quali tipi di prestazioni verrebbero usati i fondi integrativi delle varie categorie. Se servono per accedere a prestazioni già  garantite, allora sono inutili. Sarebbero utili per alcune cure odontoiatriche e fisiatriche ma non per la chemioterapia. Ma c’è un problema: un fondo integrativo significa un ulteriore taglio in busta paga, in un periodo come questo la vedo molto difficile.


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Il lavoro da difendere, il lavoro da cercare, il lavoro da stabilizzare, il lavoro per dare futuro e certezza a donne, uomini, giovani e non più giovani. Dovrebbe essere un concetto banale, invece soloproporre il tema come priorità  è obiettivo tutt’altro che scontato. In sostanza possiamo dire che la crisi, la grande crisi del mondo, quella ignorata per tre anni dal governo appena “uscito” e sottovalutata dal duo Francia – Germania in Europa, è crisi figlia dell’aver spostato dal lavoro alla finanza, dall’eguaglianza alla diseguaglianza le finalità  del “mercato”, se è questo: la scelta dovrebbe essere netta ed evidente, riportare al centro il lavoro; il lavoro produttore di ricchezza, non il denaro. All’esploderedella crisi l’invocazione diffusa era riproporre il governo politico economico del mercato, le regole.

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