Caso Abu Omar, l’ira degli Stati Uniti “L’Italia ci ha tradito sugli uomini Cia”

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WASHINGTON – C’è solo un’ombra che si allunga sulla luna di miele tra l’America di Barack Obama e l’Italia di Mario Monti: ma quell’ombra ha la sagoma ingombrante di Abu Omar. Gli Stati Uniti sono furiosi. «Disappointment» è la parola che si rincorre nei telefoni dell’amministrazione alla vigilia dell’arrivo del premier negli Usa per l’assemblea generale dell’Onu. E “disappointment” vuol dire disappunto ma anche delusione. Perché la sentenza della Cassazione che conferma la condanna dei 23 operativi Cia per il rapimento a Milano – il 17 febbraio del 2003 – del religioso sospettato di terrorismo è uno schiaffo e mica tanto diplomatico: peraltro l’ultimo di una vicenda che negli ultimi nove anni ha rappresentato per i rapporti tra Italia e Usa – secondo la definizione di un alto funzionario – una strada disseminata di buche. A meno di 50 giorni dalle elezioni Obama non può rischiare però di cascarci dentro. E passare così come il primo presidente che abbandona una ventina di connazionali nelle carceri di quella Italia che George W. Bush aveva considerato poco più di una portaerei: dove poter organizzare, con l’aiuto dei servizi di Nicolò Pollari, quelle “extraordinary rendition” oggi sconfessate dallo stesso capo della Cia, Leon Panetta.
Sì, gli Usa confidavano in una decisione diversa perché troppi nodi, giuridici e diplomatici – vedi la pretesa immunità  degli americani coinvolti – erano emersi nelle conversazioni ad altissimo livello che si sono moltiplicate da un capo all’altro dell’Oceano. Al Dipartimento di Stato, chiarisce una dichiarazione ufficiale, del caso non vogliono neppure sentirne parlare: «Abbiamo letto le notizie ma non abbiamo ancora visto le motivazioni e non abbiamo quindi elementi per commentare». Stop. Ma nei due mesi che passeranno da qui al deposito della sentenza – fa capire chi non deve rispondere alla consegna del silenzio di Foggy Bottom – gli uomini di Obama non resteranno con le mani in mano. Ormai è a livello di governi che la questione va risolta: anche perché altra strada non c’è. È stato lo stesso procuratore Armando Spataro a sottolinearlo a Washington ripondendo alla domanda del New York Times: il governo italiano chiederà  l’estradizione dei ventitré? «Finora cinque ministri della giustizia ci hanno consecutivamente ignorato: vediamo che cosa dirà  questo». Vedremo, ancora prima, cosa metterà  sul tavolo la Casa Bianca. Proprio mentre dall’economia alla sicurezza, dalla Libia alla Siria, il gran lavoro dell’Italia qui viene portato sul piatto d’argento. E dopo gli anni di Silvio Berlusconi (e Pollari) Barack non poteva trovare alleato migliore di Mario Monti.


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