Rischio caos per l’ultima rata dell’Imu manca l’88% delle delibere comunali

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ROMA — Rischio caos per la terza e ultima rata dell’Imu 2012 in scadenza otto giorni prima di Natale. A denunciarlo è la Consulta dei Caf, i «commercialisti popolari» ai quali ci si affida per la dichiarazione dei redditi e le altre incombenze fiscali, che denuncia «criticità  evidenti» e chiede di spostare il pagamento a fine anno «senza sanzioni».
Perché l’allarme? Il pericolo è quello dell’«ingorgo»: da oggi al 17 dicembre ci sono due scadenze fondamentali che possono ancora cambiare il livello delle aliquote Imu. La prima cade mercoledì prossimo, 31 ottobre, data ultima per i Comuni per deliberare l’aumento delle aliquote sulle quali calcolare il saldo della terza e ultima rata: la scadenza è importante perché al momento manca l’88 delle delibere dei Comuni. L’altra scadenza, meno rischiosa ma comunque da tenere presente, è quella del 10 dicembre: entro questa data il governo, se il gettito sarà  inferiore alle aspettative, potrà  aumentare le aliquote di base.
Così nei Comuni che dovessero deliberare entro mercoledì i contribuenti avrebbero ben poco tempo prima del 17 dicembre per fare i conteggi e i Caf si troverebbero in difficoltà  anche a recuperare le nuove delibere. In alcuni casi le nuove aliquote potrebbero arrivare a ridosso del versamento perché per la pubblicazione della delibera c’è tempo un mese dopo la decisione del Municipio. Per facilitare le procedure i Caf hanno chiesto agli 8.000 Comuni italiani
anticipazioni sulle delibere ma hanno risposto solo 1.500 sindaci. «La situazione è preoccupante, è bene non peggiorare il clima sociale già  avvelenato», ha dichiarato ieri Valeriano Canepari, coordinatore nazionale dei Caf. Secondo l’organizzazione i Caf nelle prossime settimane saranno chiamati a gestire circa 11 milioni di pratiche: «Nel poco tempo a disposizione – spiega Canepari dovremo reperire migliaia di delibere».
Intanto si apre una settimana decisiva (mercoledì scade il termine per gli emendamenti) per la legge di Stabilità  dove al centro resta la riduzione del cuneo fiscale come sottolineato ieri dal relatore Baretta (Pd) – al posto del taglio della aliquote Irpef. Sulla vicenda arrivano anche le stime della Cgil che bocciano decisamente la manovra: le misure fiscali costeranno al contribuente medio 125 euro all’anno. Calcolando la differenza tra le riduzioni delle aliquote Irpef, l’aumento dell’Iva e le minori detrazioni e deduzioni, risulta che l’impatto economico su un pensionato sarà  di 76 euro, sulla coppia di lavoratori dipendenti di 421 euro e sulla coppia di pensionati di 291 euro.


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